Basilicata: Calenda "tafazziano", non se lo fila più nessuno

Quando il leader di "Azione" disse agli americani che avrebbe sostituito Salvini, provocando l’ilarità dell’ambasciatore

Di Giuseppe Vatinno
Carlo Calenda
Politica

Elezioni Basilicata, il partito di Calenda "Azione" appoggia il centro-destra

Ieri avevamo descritto l’appassionante telenovela e, nel contempo, il triste spettacolo di Renzi che aveva fregato Calenda e si era alleato con il centro–destra, dopo che i due erano stati rispediti al mittente dal centro–sinistra, rissosissimo come non mai, che dopo aver fatto fuori in serie diversi candidati, tra cui quello contiano, ha scelto (per ora) Piero Marrese, presidente della provincia di Matera di rito bonacciniano, che per ora ha fregato tutti.

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Ma il piatto forte da usare con salse e sciampagna è stato il povero Calenda che non se lo è filato più nessuno. Il politico pariolino non è che poi sia un fulmine di guerra e tafazzianamente ha spifferato tutto sui social, come suo solito:

Schlein non ci risponde più al telefono”. Non è dato da sapere se il “ci” sia un plurale maiestatis, come è probabile conoscendolo, oppure la Schlein abbia dato il benservito anche ad altri maggiorenti azionisti.

Per dire di che pasta ideologica sia fatta Azione -e soprattutto il suo fondatore Carlo Calenda- basti dire che un minuto dopo che il centro-sinistra l’aveva giubilato in maniera atroce, cioè ignorandolo, lui era già passato con il centro-destra alla velocità della luce.

Deve aver proprio delle idee politiche ben salde lo statista pariolino se è capace di passare in pochi minuti da uno schieramento all’altro. Almeno Renzi questa volta ha scelto direttamente il centro-destra al contrario di Calenda la cui filosofia politica è: “Franza o Spagna basta che se magna”, antico detto romano che però è sinteticamente esemplificativo di come sia ridotta la politica italiana.

E alla luce di tutto questo ci si chiede ancora perché ci sia un continuo calo di elettori. Ma già è un miracolo se si conservano i numeri attuali.

Altro che “campo larghissimo” e “campo largo”, qui si sono fregati pure le zolle.

Almeno l’Unione di prodiana memoria c’aveva un minimo di collante ideologico seppur tremolante come un budino. Questi qui arraffano solo voti, senza neppure peritarsi di non rendere note le vicende di cui sono protagonisti.

Ormai siamo alla faccia di bronzo (eufemismo) mostrata agli elettori come simbolo di scaltrezza e  di rapidità nell’adattarsi alle mutate condizioni .

Calenda, con percentuali da prefissino telefonico, qualche tempo fa ebbe a dire che aveva comunicato all’ambasciatore Usa che avrebbe sostituito Salvini al governo, dopo aver preso l’8% alle Europee. Al che gli americani, che gonzi non sono gli chiesero, sconpisciandosi dalle risate: “ma in Sardegna? E in Abruzzo?”. Lui rispose serio: “Elezioni locali”.

Qualche ora fa invece ha postato contro Salvini che a suo dire non sarebbe incupito dalla vittoria di Putin, mentre lui sì, perché Calenda è un campione della democrazia occidentale, solo che ha le idee un po’ confuse su dove deve collocarsi. Come tutti gli ininfluenti è un “situazionista” che si adegua al già citato proverbio romano.

 

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