Elezioni, Meloni trionfa e il Capitano affonda: la rovinosa discesa di Salvini
Giorgia Meloni non è più solo la leader di Fratelli d’Italia ma, bensì, dell’intera coalizione e, voti alla mano, tutto ciò non può essere messo in discussione
Elezioni, a essere messa in discussione sarà la leadership del Carroccio
Tutto come previsto: Giorgia Meloni trionfa e Matteo Salvini affonda! Non vi erano dubbi che potesse finire così e gli elettori, solitamente più attrezzati dei loro governanti, hanno dato una mano alla chiarificazione che nel centrodestra non vi era mai stata. Non potevano continuare ad esistere due galletti in un pollaio. E le urne hanno fatto chiarezza: Giorgia Meloni non è più solo la leader di Fratelli d’Italia ma, bensì, dell’intera coalizione e, voti alla mano, tutto ciò non può essere messo più in discussione.
In discussione invece sarà messa la leadership del Carroccio. Ma non solo: la Lega dovrà ridefinire totalmente la sua ragione di esistere come partito e come membro del centrodestra; di questo nuova coalizione a trazione inequivoca. La Lega delle due anime che ormai da anni non è più carne né pesce: né, fino in fondo, partito di governo, né - altrettanto totalmente - partito di lotta. Né partito di centro, né partito di destra. Né partito del Nord, né partito nazionale; né amica di Putin e della Russia, né - tantomeno - solidale con l’Europa e gli Usa.
Un’ambiguità cultural-politica e una perdita d’orizzonte che si è manifestata, in modo eclatante e deleterio, nel modo in cui è stata decisa, condotta e portata in porto la fine del Governo guidato da Mario Draghi.
Altro che chiarezza, esattamente l’opposto! E forse qualcosa di più. Non gioco delle due carte ma perdita di qualsiasi prospettiva dotata di una qualsivoglia dignità politica. La Lega non ha bisogno solo di una nuova guida ma, ancor prima, ha bisogno di un nuovo orizzonte politico da tradurre in progetto e poi in proposta elettorale. Via Bellerio ha necessità di un reset completo e profondo, non di un maquillage! Non servirà solo cambiare le felpe ma risulterà indispensabile abbandonarle come la cultura populistica che le ha prodotte.
O la Lega raccoglierà i cocci e con molta umiltà farà tesoro dell’esperienza e del buon governo dei suoi amministratori locali o il Capitano sarà destinato a lasciare la Lega dove l’aveva trovato al 3-4%. Quello che è stato ritorna, recita un adagio toscano.