Elezioni, contro Meloni in campo anche le BR. E Letta tace

“Soliti idioti” o segnali inquietanti?

Di Massimo Falcioni
Politica
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Meloni premier: per l’Italia una rivoluzione democratica da cambiarne volto e sostanza, con ripercussioni a livello internazionale

 

Le scritte di minacce di morte “Giorgia Meloni preparati” e “Meloni come Moro” comparse l’altro giorno su un muro al centro di Mestre vergate con la stella delle Brigate Rosse possono essere l’atto dei soliti idiotima anche un segnale del clima che c’è qua e là a poco più di una settimana dalle elezioni politiche del 25 settembre. Commette un errore politico chi, nel centrosinistra, gode per qualsiasi attacco portato da chiunque contro la leader di FdI, ritenuta il “nemico”.

I sondaggi sulle intenzioni di voto degli italiani parlano chiaro: netta vittoria del centrodestra, con Fdi primo partito e possibilità reale che Giorgia Meloni diventi premier. Per l’Italia una rivoluzione democratica da cambiarne volto e sostanza, con ripercussioni a livello internazionale. D’altra parte, come può pensare di vincere alle urne questo centrosinistra baraondacon questo Partito Democratico (ex Pci ex sinistra Dc) da salottosempre più lontano dai ceti meno abbienti (operai, impiegati, pensionati, disoccupati), diventato oramai il partito dei “garantiti” e di chi ha un reddito mensile superiore a 5.000 euro?

Partito, questo Pd, tutto preso dalla globalizzazione, dai mercati, dalla finanza internazionale, dallo “spread”, dai gender, dagli omosessuali, dai migranti, dall’estensione del reddito di cittadinanza a più stranieri. E’ da questa inconsistenza e deriva politica e ideale della sinistra che fu e del suo principale partito che questo centrodestra a tre punte (Salvini, Meloni, Berlusconi) ha avuto via libera, addirittura guidato da Fratelli d’Italia. Guidato cioè da un partito sotto il 5% alle ultime elezioni politiche e che ancora oggi ha sulla bandiera, all’interno del suo simbolo, la fiammella tricolore ereditata dall’MSI e che trova origine nella fiamma che “arde immortale sulla tomba di Mussolini”.



Se davvero il risultato elettorale porterà al governo il centrodestra e a Palazzo Chigi Giorgia Meloni, chi terrà a bada i fascisti irriducibili tutt’ora forti in FdI inneggianti al duce, a Hitler, alla pulizia etnica? L’Italia era stata capace di chiudere alla meno peggio con l’utopia comunista dopo la fine dell’Urss anche se non pochi eredi del Pci oggi nel Partito democratico tengono ancora in tasca il santino di Berlinguer, alcuni anche di Togliatti e persino di Stalin. A questa Italia sempre divisa fra guelfi e ghibellinie in bilico sul burrone manca solo il ritorno al clima da guerra civile del dopoguerra per precipitare. In questo quasi caos, le elezioni politiche del 25 settembre pare interessino poco, tanto da far prevedere che alle urne il partito più grande sarà quello dell’astensione.

All’opposto, c’è interesse per il voto in Italia da parte dei grandi Paesi, non solo europei: Usa, ma anche Russia e Cina. Questo perché, al di là del suo straordinario peso storico, culturale e religioso, l’Italia è nei primi 10 paesi al mondo come Pil, collocata nel cuore del Mediterraneo, posizione strategica unica sul piano economico e militare. Questo interesse porta le grandi potenze a dire la loro su quel che accade in Italia cercando di metterci lo zampino per condizionare partiti ed elettori inquinando il duro confronto politico in atto e influenzarne il risultato elettorale. Si passa dalle intimidazioni fatte anche la settimana scorsa all’Italia dalla Russia “Vi faremo soffrire” con particolare riferimento al gas per arrivare all’altra parte dell’Oceano con la “bomba” Usa lanciata sui presunti finanziamenti russi a non identificati ma ben identificabili partiti italiani ed europei.

Anche questa è guerra. Nefasta perché è una subdola ingerenza che mira a incidere sugli equilibri politici interni di Paesi democratici. Qui siamo. Dopo il grande caldo è atteso il grande freddo con la mazzata delle restrizioni dell’energia e l’impennata dei costi. Ursula von der Leyen, nel suo ultimo discorso del 14 settembre ha messo in evidenza come dall’invasione russa dell’Ucraina sia poi scaturita: “una guerra contro la nostra energia, la nostra economia, i nostri valori e il nostro futuro”. Ciò intanto significa, con i prezzi del gas già aumentati di oltre 10 volte rispetto a prima della pandemia e con l’Italia già con l’acqua alla gola perché super “indebitata”, tante aziende a rischio chiusura e lavoratori, pensionati, famiglie in affanno crescente.

Qual è, se c’è, la ricetta di governo, credibile e fattibile, della premier in pectore Meloni e del centrodestra perché  l’Italia eviti il default e non affondi? Occhio, perché il vento di astensionismo e di protesta che oggi pare premiare Fdi-Lega-Fi punendo Pd e centrosinistra potrebbe, in mancanza di svolta reale e di concreti risultati, rivoltarsi presto contro i vincitori delle urne del 25 settembre. Il Paese rischia già di spaccarsi in due fra votanti e non votanti e poi di dividersi per un grado in più o in meno del termosifone. Altro che guerrasulla “Fiamma tricolore” (comunque indigesta) del simbolo di FdI o su “Bella ciao!” non cantata giorni fa da Laura Pausini!