Elezioni, Michetti diserta le periferie e si scava il bunker per la sconfitta

l'opinione di Paolo Becchi
 Enrico Michetti
Lapresse
Politica
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Abbiamo già ribadito il problema dell’astensione e della sua crescita, ma dove in particolare si verifica il fenomeno? Partiamo dal dato di Roma perché può essere interessante anche in vista del ballottaggio. A Roma, ha votato il 48,83% degli elettori con una diminuzione di otto punti percentuali rispetto al dato del 2016.

Qui il municipio dove si è votato di più è stato quello che va da San Lorenzo ai Parioli e comprende anche la zona di Villa Borghese (il II): in questa area sono andati a votare il 56,67% dei romani, un dato sopra la media nazionale. Il municipio dove è stata maggiore l’astensione è il VI, il periferico per eccellenza che comprende Tor Bella Monaca e Torre Angela, dove ha votato il 42,85%, ovvero sei punti in meno rispetto alla media. 

Non sono in grado di documentarlo, ma penso che la città di Roma non sia una eccezione in Italia. Nelle grandi città il centro vota ancora e vota a sinistra, le periferie votano sempre meno e tendenzialmente il loro voto andrebbe al centrodestra.  È probabile che Michetti perda a Roma non per via di Calenda o della Raggi, ma perché non ha capito la dinamica del voto nella sua città.

Restando chiuso nel centro del suo comitato elettorale, invece di battere giorno e notte le periferie che non hanno votato regalerà la città a Gualtieri e al contempo la vittoria al Pd e la sconfitta di Salvini in questa tornata elettorale. Tutto dipende da come andrà la campagna elettorale ma sembra che nulla sia cambiato nella strategia elettorale. Chi è causa del suo mal pianga se stesso.