Elezioni: preoccupante la ricandidatura di Angelucci l’editore assenteista
Angelucci sarà “Libero” quando la Camera si occuperà dei finanziamenti ai giornali?
Angelucci si ricandida. L’editore assenteista : sarà “Libero” quando la Camera si occuperà dei finanziamenti ai giornali?
Da “Ritona” Dalla Chiesa, 75 anni, fu generale Carlo Alberto, che ha “tradito” Pier Silvio (l’aveva inserita, non gratis, nel cast del Grande Fratello) per accettare il seggio blindato, assicuratole da nonno Berlusconi, 86 anni, al socialista.
Bobo Craxi -che attacca l”’infame” centrodestra, che tuttavia è stato buono con Stefania (piazzata in Sicilia, come il fratello) -a Franceschini e Fratoianni- che, per non sentirsi soli, si portano le mogli…in Camera-non sono poche le vicende, tragicomiche, che accentueranno il niet al voto dei cittadini.
Il caso, forse, più preoccupante, è la decisione di Matteo Salvini di far tornare alla Camera, per la quarta legislatura, il silenzioso Antonio Angelucci, 78 anni, editore di “Libero” (non dal Carroccio…) e de “Il Tempo”.
Nelle legislature 2008/2013 Angelucci ha fatto registrare lo 0,46% di presenze e nelle 2013/2018 lo 0,41%, mentre, in quella in corso, si è piazzato al penultimo posto con il 3,24%, battuto solo da Michela Vittoria Brambilla (di Forza Italia, ricandidata) ferma allo 0,81%.
Ci sono diverse vicende giudiziarie, che riguardano Angelucci. Nell’ultima imputazione, deve rispondere di tentata corruzione per aver offerto, nel 2017, ad Alessio D’Amato -attuale assessore, PD, alla Sanità del Lazio -250mila euro per “avallare” il pagamento dei crediti per la sua clinica, “San Raffaele”, di Velletri, alla quale la Regione aveva revocato l’accreditamento.
Il parlamentare è stato condannato (in primo grado) a un anno e 4 mesi per falso e tentata truffa nel processo sui finanziamenti pubblici, indebiti, ricevuti, nel 2006 e 2007, da “Libero” e dal “Riformista”, all’epoca di sua proprietà.
Quasi nessun giornale, non solo quelli di Angelucci, hanno bocciato il doppio ruolo di don Antonio, editore e parlamentare.
Scelta errata, quella di Salvini, non meno dell’imbarco nelle liste di magistrati, che almeno si collocano in aspettativa o vanno in pensione..
La presenza di editori in Parlamento confligge con l’auspicabile obiettività dei giornali e con l’autonomia dalle lobbies. E non dà garanzie sicure sulla libertà delle scelte e degli stanziamenti del Parlamento. Basti pensare che tra i 15 giornali, che hanno ricevuto 25 milioni di euro, c’è “Libero” di Angelucci, uno di quelli che ha incassato di più ( 2.733.555,14 euro di contributo pubblico, prima rata del 2021).