Elezioni sondaggi: numeri choc, cambia tutto. Chi sale, chi crolla... I dati
Elezioni 2023: Pd primo, flop Lega-M5S. A Renzi e Calenda la golden share
Un quadro interessante. Per certi versi rivoluzionario. Un ritorno al passato, all'epoca delle sfide tra Prodi e Berlusconi con la rivincita di Bersani. Il sondaggista Alessandro Amadori ha elaborato per Affaritaliani.it gli attuali trend elettorali proiettandoli sul 2023 cercando di capire quali potranno essere i risultati delle elezioni politiche laddove si arrivasse fino al termine della legislatura.
Il trend è decisamente positivo per il Centrosinistra con il Partito Democratico che nella primavera del 2023 potrebbe tornare ai livelli dell'epoca di Bersani, prima del Conte I, ovvero sul 24%. Bersani sembrava lo sconfitto, da Renzi e dalla rigidità-arroganza dei 5 Stelle, e ora si prende la sua rivincita.
I 'cespugli' del Pd, LeU e PiùEuropa, mantengono la loro nicchia e si potrebbero attestare sul 2,5%. Insieme il Centrosinistra potrebbe arrivare sul 29%.
Il Movimento 5 Stelle è inevitabilmente in un trend discendente, non un crollo, e resterà comunque un punto di riferimento per quell'area della marginalità economica e sociale, del popolo del reddito di cittadinanza. Oltre a un partito della protesta non di destra. Il M5S a primavera 2023 potrebbe valere intorno al 14,5%.
L'area Pd+cespugli+M5S complessivamente potrebbe attestarsi al 43,5%, una quota molto elevata e competitiva e che dà ragione a Bersani e alla sua teoria del campo largo. Un ritorno al passato.
Passiamo al centro. Italia Viva è più tonica di quanto non fosse mesi fa e Renzi sta recuperando grazie a quel "ve l'avevo detto" - che il Conte I e II non andava bene e che Draghi era la soluzione migliore. Italia Viva potrebbe valere sul 4%, sopra la soglia anche delle Europee. Azione di Calenda è certamente il fenomeno emergente e in crescita stimabile al 4,5%. Insieme l'area di centro potrebbe vale l'8,5% e potrebbe avere in mano, con questa legge elettorale e a maggior ragione se si tornasse al proporzionale, la golden share del prossimo governo e della prossima legislatura. Un ritorno all'archetipo di Mastella e Buttiglione che, in versione 4.0, sono oggi e saranno nel 2023 Renzi e Calenda.
Nel Centrodestra è in atto un evidente travaso di voti dalla Lega che si sta sgonfiando e che nella primavera del 2023 potrebbe vale quando il M5S, ovvero il 14,5%. Forza Italia, apparentemente inesistente come presenza e comunicazione politica, si avvantaggerà del calo della Lega e potrebbe salire fino al 9%. Fratelli d'Italia, subita la botta del plafonamento di questo strano autunno, potrebbe confermare il 20,5%. Anche per il Centrodestra - stimabile al 44% - vale la lezione di Bersani: ragionare sul campo largo non essendoci più l'effetto del partito locomotiva, che prima era la Lega e che avrebbe potuto essere Fratelli d'Italia. Ragionare alla Bersani vuol dire cercare di allargarsi anche al partito dell'1,5% che in questo scenario può essere molto utile.
Gli altri partiti complessivamente si potrebbe attestare sul 4%.
Riassumendo, i partiti che hanno fatto parte del Conte I, di quella alleanza innaturale che non doveva essere fatta, stanno entrambi pagando e rischiano di dimezzarsi rispetto ai suoi massimi. L'affermazione personale di Conte corrisponde a uno sgonfiamento di M5S e Lega.