Elezioni, Tabacci e la strategia del taxi per tornare in Parlamento

La vecchia politica di piccolo cabotaggio che allontana la gente da quella vera. Giggino Di Maio usato come un taxi dal democristiano

Di Giuseppe Vatinno
Bruno Tabacci
Politica
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Elezioni politiche 2022, Di Battista dice a Tabacci che con Di Maio si è suicidato politicamente

C’è da registrare un insospettato attivismo di Alessandro Di Battista che dopo aver rotto con i Cinque Stelle e non essendo candidato sembrava destinato ad un periodo di riflessione, magari pensando alle prossime Regionali del Lazio come un laboratorio politico con cui provare a scendere in campo direttamente con un “suo” Movimento. Invece l’ex deputato è molto attivo nei talk show e facilmente lo si può incontrare in Tv.

L’altro giorno era da Giovanni Floris a Di Martedì su La7 e ha incrociato la spada (più che il fioretto) con un suo avversario – interlocutore storico e cioè Bruno Tabacci. Il cofondatore di Centro Democratico ha stuzzicato l’ex grillino sul tema dei suoi rapporti con Putin dicendo che se Di Battista se ne può andare in giro tranquillamente in Russia per fare un reportage per Il Fatto Quotidiano e non gli è stato fatto niente allora è sicuramente “raccomandato” dal regime russo.

Un attacco polemico e velenoso nel clima che si è creato tra Italia e Russia. Al che Di Battista ha replicato che lui che si tratti di una guerra e non di una “operazione speciale” lo ha sempre detto e soprattutto scritto, anche dalla Russia, e che le parole dell’ex democristiano erano diffamatorie. Interessante notare come Tabacci utilizzi il termine “raccomandato” e non “protetto”, segno inequivocabile di una vocazione diciamo così, strutturale alla raccomandazione.

In effetti che Tabacci a 76 anni giri ancora a far danno nelle Istituzioni e nella politica è una cosa molto disdicevole perché quella del lombardo è proprio la rappresentazione plastica della peggiore politica che il nostro Paese abbia visto in tanti anni. Una politica che non ha come obiettivo il bene generale, come dovrebbe, ma ha solamente come scopo il bene “particulare”, che poi sarebbe il suo.

Le vicende di Tabacci sono tante e troppo note per ripercorrerle tutte. Basti pensare che Angiola Armellini, sua compagna diversi anni fa, aveva nascosto al fisco 1.243 immobili con conseguente enorme evasione fiscale. Lui rispose seraficamente che: «Senta, la Armellini è una bella signora. Lo sa che ai suoi incontri partecipava tutta la bella Roma che conta? Non era una che aveva la nomea di essere una frodatrice fiscale. Non è mica la signora Ruby...». Per carità le colpe delle compagne, soprattutto se “belle signore”, non ricadono sui compagni però è strano che non sapesse proprio niente.

Poi, da ultimo, c’è stata la vicenda del figlio di Tabacci assunto in Leonardo una grande società statale su cui vigilava sempre Tabacci come sottosegretario di Stato. Anche allora lui si difese dicendo che non ne sapeva nulla, un po’ come quel politico che si trovò una bella casa vista Colosseo a sua insaputa. Ce ne siamo occupati tempo fa qui. Allora, forse, prima di attaccare Di Battista sui valori fondanti della democrazia occidentale Tabacci si sarebbe dovuto fare un minimo di esame di coscienza. Perché qui si parla di massimi sistemi per poi sperare che i “minimi” sistemi siano dimenticati. Ma in campagna elettorale è bene che gli elettori sappiano per poter decidere, diciamo deliberare come auspicava Einaudi.

Il discorso si è poi spostato su Luigi Di Maio, visto che l’ex pentastellato ha tacciato Tabacci di ingenuità politica a mettersi con l’ex amico fondando Impegno Civico, nonostante la sua lunga milizia democristiana fin dai tempi di Arnaldo Forlani segretario, E questo è vero. Il fatto è che Tabacci si sta giocando le ultime cartucce a favore delle sue terga che proprio non riesce a scollare dal Vinavil che le connettono alla poltrona.

Infatti il giochetto di Tabacci è ben noto. Alle elezioni prende sempre un “taxi elettorale”, l’ultimo è stato con la Bonino. Poi una volta dentro al Palazzo si libera degli ingombri, che sono gli ex alleati, e comincia a navigare di cabotaggio a piccolo raggio. Cioè campa alla giornata cercando di acchiappare quello che può. Quando poi, inevitabilmente, il governo entra in crisi scende di nuovo in campo lui con qualche improbabile sigla che ricordi la DC per ingannare i gonzi e si offre di “vendere” un gruppo di salvatori cioè di “responsabili” che cerca di appunto di prolungare la legislatura. C’aveva provato pure con il Conte 2 ma gli è andata male.

Questa volta si dice che sia stato l’ispiratore della scissione di Di Maio e gli è andata male uguale. Allora ha pensato di utilizzare Di Maio come il solito “taxi” ma pare proprio che abbia scelto la macchina sbagliata e si sia ritrovato sotto le terga una bici a pedala assistita e l’età si fa sentire con questo tipo di aggeggi.