Usa 2024, Rampelli (FdI) non si schiera con Trump. "Poco opportuno un sostegno esplicito"

L'intervista di Affaritaliani.it a pochi giorni dalle elezioni

Di Alberto Maggi
Politica

"Non siamo noi quelli antropologicamente predisposti a mettere etichette e criminalizzare qualcuno"


"L’Italia ha una storica amicizia con gli USA e collaborerà con qualunque presidente americano. Così come cercherà di essere cerniera per consolidare e rinverdire l’alleanza con l’Europa". Lo afferma ad Affaritaliani.it il vice-presidente della Camera Fabio Rampelli, esponente di spicco di Fratelli d'Italia, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali Usa. "La nostra principale preoccupazione in un mondo sfigurato dalla globalizzazione, che rischia il colpo di grazia con l’avvento del metaverso e lo spettro del post-umano, è investire sull’Europa, riconnettendola nei valori alla civiltà cui ha dato origine, nell’economia a una nuova stagione di produzione e re-industrializzazione, nella geopolitica promuovendo la nascita di un esercito comune e di una comune difesa continentale, con l’obiettivo dell’indipendenza. La prospettiva dunque deve essere quella di un’alleanza paritaria con gli Stati Uniti. Obiettivo ambizioso che non consente scivoloni diplomatici".

"I repubblicani americani, come è noto, sono associati ai conservatori, di cui FdI è guida continentale, i loro programmi sono vicini ai nostri - pur con diverse sfumature - ma tutti sappiamo che i due grandi partiti americani contano relativamente in un sistema che si esprime attraverso un presidenzialismo esasperato dal sistema maggioritario. I candidati presidenti catalizzano su di sé l’attenzione e i partiti restano sullo sfondo. Sono i leader a fare la linea più che i partiti a farla. Per questo motivo abbiamo trovato somiglianze sociali con Barak Obama, democratico, con Bush sul tentativo - poi fallito - di assorbire la Russia nella famiglia occidentale, repubblicani, con Trump sul mutamento delle relazioni commerciali con la Cina e la ripresa produttiva euro-atlantica". 

"Questa condizione rende a mio giudizio poco opportuno un sostegno esplicito verso l’uno o l’altro, ci induce a non fare troppo i tifosi, rispettando la scelta di un altro popolo, evitando critiche o pregiudizi ideologici. Non siamo noi quelli antropologicamente predisposti a mettere etichette e criminalizzare qualcuno. Per noi, intorno al principio della tutela degli interessi nazionali, c’è margine per collaborare con tutti", conclude Rampelli.

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