Letta fa come Renzi: "Se perdo a Siena lascio". Sulla Giustizia botta ai 5s

Il segretario del Pd paventa il ritiro in caso di ko alle suppletive

Politica
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LETTA PD: SE PERDO A SIENA LASCIO

"Faccio questa battaglia con grande determinazione, sono convinto di poter vincere. Sono abituato ad essere di parola. Se perdo ne trarro' le conseguenze: esistono i si e i no. L'ho gia' fatto una volta". Lo ha precisato il segretario del Pd Enrico Letta a Montalcino (Siena) nella manifestazione di lancio della sua candidatura al collegio 12 Toscana per le suppletive alla Camera dei deputati riguardo le conseguenze che potrebbero esserci per la sua segreteria in caso di sconfitta. Letta paventa dunque le dimissioni in caso di sconfitta elettorale a Siena.

GIUSTIZIA: LETTA, 'POSSIBILI AGGIUSTAMENTI, CARTABIA GUIDI IL CONFRONTO'

"Non c'è alcun dubbio che la riforma sia giusta e necessaria: dopo molti anni si va finalmente nella direzione di superare lo scontro politico tra giustizialismo e finto garantismo che ha tenuto in ostaggio il Paese troppo a lungo. Ma proprio perché è di importanza strategica, penso che il Parlamento abbia il diritto, direi il dovere, di contribuire a migliorarla". Lo dice il segretario del Pd, Enrico Letta, in un'intervista a 'Repubblica', ritenendo che "i tempi stretti chiesti dal governo, e che io condivido, siano compatibili con qualche piccolo aggiustamento, in prima o anche in seconda lettura. A patto di non stravolgerne l'impianto". E sottolinea: "Mi fido molto della ministra Cartabia. Se vogliamo affrontare il percorso in modo ordinato occorre affidare a lei il volante, la guida di questo confronto nelle Camere". 

LETTA, 'GREEN PASS VA FATTO ALLA DRAGHI, CI FIDIAMO DEL PREMIER E DI SPERANZA'

"Il Green pass va fatto, punto. Alla Draghi. Noi ci fidiamo del premier e del ministro Speranza, che hanno sempre deciso con serietà e sulla base delle evidenze scientifiche, non di soluzioni estemporanee proposte solo per acchiappare voti. Servono soluzioni che coniughino libertà di movimento e apertura delle attività economiche in sicurezza. Ma non le dettano Meloni e Salvini".