Enrico Luciani, un pericoloso incrocio tra Fini e Cossutta
Meglio perdere Civitavecchia ma vincere nel partito.. anzi.. il partito
Armando Cossutta, celeberrimo dirigente del Partito Comunista, filo sovietico da sempre, poi fondatore prima di Rifondazione Comunista e poi ispiratore dei Comunisti italiani, amava incominciare i propri interventi davanti ai Comitati Centrali, alle Direzioni con un mantra, quasi un monito, un avviso ai naviganti: “cari compagni, secondo voi è’ meglio aver ragione da soli o aver torto col partito?”. Si levava generalmente un coro - evidentemente una clac spintanea- dalla assemblea che diceva: “meglio aver torto col partito. Evviva il centralismo democratico. Evviva il Presidente Cossutta”. Sono passati non molti decenni da queste assemblee, eppure sembrano trascorsi 3 secoli sul piano della evoluzione tecnologica, della mutazione antropologica del modo anche solo di concepire il pensiero e le azioni: innanzitutto si è’ affermata una irreversibile e spasmodica espansione dell’Io che porta con sé delle evidenti distorsioni. Ed è’ così che a Civitavecchia c’è’ ancora qualche nostalgico che si muove in politica come se quei tempi non fossero mai passati, come se il partito fosse il giudice e la meta tanto agognata a cui ambire e di cui prendere possesso. Ed ecco allora che è meglio vincere nel partito perdendo Civitavecchia che non fare un gesto e una scelta per favorire il benessere della città. E’ proprio il caso di Enrico Luciani, che pur di liberarsi della presenza del grigio Piendibene, che evidentemente ha messo radici nell’incarico di partito che sta ricoprendo da tempo, ha pensato bene di farlo candidare a perdere la città così da sbarazzarsi della presenza di lui e dei suoi nel PD e poter incominciare a fare la scalata al micro potere locale di partito.
Sembra di sentire il Fini dell’epoca Maccanico, che preferì tirar la volata ad An che non occuparsi delle sorti generali del Paese.
A Roma invece alcuni dirigenti illuminati del Partito Democratico sanno che perdere nuovamente la città significa non solo allontanare di cinque anni la data di una sua possibile rinascita ma anche lasciare il mazzo nelle mani di chi farà di tutto per non consentire a Civitavecchia di prendere il largo e di uscire da anni di secche di malgoverno e di micro interessi personali. Che il Pd locale non voglia vedere che oggi è’ il tempo di pensare a una figura credibile rende l’idea della ottusità strategica che porta alcuni a ritenere che sia meglio vincere il PD e perdere Civitavecchia che non il contrario. Chissà se il grigio funzionato Piendibene e’ consapevole di questi giochi sulla sua testa. Beh, se si , farebbe bene a battere un colpo e a rinunciare per il bene del Partito e della città.