Europee, 20% o Schlein va a casa. Pd, le manovre di Orlando e Franceschini

Due membri della segreteria Dem nel mirino. I nomi

Di Alberto Maggi
Elly Schlein
Politica

Alle Europee 2024 Schlein si gioca tutto

 

Analizzando la sconfitta elettorale del Partito Democratico a molti è sfuggita una frase dell'ex ministro Andrea Orlando, secondo il quale il partito "deve avere un gruppo dirigente all'altezza di questo passaggio".

Stando alle indiscrezioni raccolte da Affaritaliani.it ci sarebbero in particolare due nomi della segreteria scelta da Elly Schlein: la prima è Marta Bonaffoni, coordinatrice della segreteria, il secondo è Igor Taruffi, responsabile dell'organizzazione che proviene da Sel e si è iscritto al Pd solo qualche giorno prima dell’incarico delicatissimo. I due, secondo le interpretazioni che si fanno in casa Dem, per Orlando (e non solo lui) sarebbero inadeguati e non all'altezza.

Per il momento la segretaria va avanti tranquilla e come ha detto ieri sui social "a chi pensa che sia finita, dico solo che abbiamo appena cominciato". Ma dietro le quinte, all'interno del corpaccione del partito sono già in atto movimenti e i retroscena si sprecano. L'interpretazione maligna dell'intervista di ieri a Repubblica dell'ex ministro Dario Franceschini ("Non commettiamo l'errore di ingabbiare Schlein") è che secondo il leader di Area Dem la segretaria è debole quindi è inutile attaccarla, tanto la teniamo (noi dirigenti della vecchia guardia, ndr) sotto scacco.

Ad ogni modo, salvo clamorosi errori o rivolte interne dei gruppi parlamentari rispetto alle indicazioni della leader eletta con le primarie, l'orizzonte è quello delle elezioni europee del 2024. Lì Schlein si gioca tutto. Il suo sogno, che al momento appare irrealizzabile, è quello di superare Fratelli d'Italia e diventare il primo partito italiano. Ma, appunto, al momento appare solo un sogno. All'interno del partito - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - la Linea Maginot è il 20%.



Se il Pd l'anno prossimo supera questa percentuale comunque ottiene un risultato migliore di Enrico Letta e si potrà andare avanti. Ma in molti scommettono, anzi ne sono certi, che se il Pd dovesse ottenere un risultato inferiore al 20% la segretaria Schlein sarebbe costretta (o per scelta sua o per richiesta dei big Dem) a lasciare il suo incarico e a rassegnare le dimissioni. Al momento c'è da dire poi che le scelte di Giorgia Meloni sul Pnrr, con la stretta sulla Corte dei Conti, in un certo senso aiutano le opposizioni perché le ricompattano, sia all'interno del Pd sia nell'ottica dell'asse Pd-M5S.

Ma, come detto, l'appuntamento chiave sono le Europee. Schlein vorrebbe presentare nelle cinque circoscrizioni cinque donne capolista ma così si apre il problema Paolo Gentiloni, commissario europeo che punta a fare da capolista nel Centro (Roma e non solo). Insomma, al momento, salvo scivoloni o colpi di scena, Schlein andrà avanti con quell'obiettivo del 20% che diventerà una sorta di incubo con il passare dei mesi.

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