Europee, "Meloni candidata? Molti premier in campo. Quindi..."

Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, ad Affaritaliani.it

Di Alberto Maggi
Giorgia Meloni Carlo Fidanza
Politica

"Dubito che Draghi si possa prestare ad un incarico a tempo solo per placare le ansie di qualcuno che non vuole Orbán a presiedere il Consiglio"

 

"Attendiamo la decisione di Giorgia Meloni con serenità, non sarebbe la prima volta che un premier si candida alle Europee e a mio avviso ci sono molte ragioni che spingono in quella direzione". Risponde così alla domanda di Affaritaliani.it sulla possibile candidatura della premier Meloni alle elezioni europee Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, figura di spicco di FdI che sulle questioni europee ci vede lungo ed è sempre bene informato. 

Il tormentone di questi giorni riguarda la possibile candidatura di Giorgia Meloni come capolista alle prossime europee. La diretta interessata dice che ne parlerà con gli alleati che però si chiamano fuori dicendo che preferiscono dedicarsi al governo. Conte dice che sarebbe una “truffa”, Schlein ha problemi interni. Come andrà a finire? 
"Attendiamo la decisione di Giorgia Meloni con serenità, non sarebbe la prima volta che un premier si candida alle Europee e a mio avviso ci sono molte ragioni che spingono in quella direzione. Comunque vada, candidata o no, Giorgia è la leader di FdI e dei Conservatori europei, sarà protagonista della campagna elettorale in ogni caso. Quanto a Conte, la parola “truffa” si adatta meglio ad alcune pesanti eredità dei suoi governi come reddito di cittadinanza e superbonus; la candidatura dei leader è un esercizio di democrazia e Conte ha evidentemente paura di un confronto diretto. Schlein è tentata dalla candidatura ma per primo Bonaccini le ha detto a mezzo stampa che non potrebbe fare la capolista in tutte le circoscrizioni, le solite lotte intestine al Pd. Quanto agli alleati, ogni scelta è legittima. Nel 2019 Matteo Salvini si candidò alle Europee da Vicepremier e Ministro degli Interni, quindi la sua annunciata non candidatura immagino dipenda da altre valutazioni". 

Intanto è tornato in voga il nome di Mario Draghi. C’è chi ipotizza una sua chiamata immediata per sostituire Charles Michel come Presidente del Consiglio Ue. Che cosa ne pensa? 
"Non invidio Draghi, che viene continuamente tirato per la giacchetta da chi si professa super-draghiano. Peraltro finora questi sponsor non richiesti non gli hanno portato bene. Francamente dubito che Draghi si possa prestare ad un incarico a tempo solo per placare le ansie di qualcuno che non vuole Orbán a presiedere il Consiglio (le regole attuali prevedono che in caso di dimissioni la presidenza passi temporaneamente al Presidente di turno, che dal 1 luglio sarà il premier ungherese, ndr). E non mi pare facile che popolari, socialisti e liberali rinuncino a una poltrona di quel peso nel nome di Draghi. Vedremo". 

Ma nel caso la cosa infastidirebbe il governo italiano? 
"Il nostro obiettivo è avere un’Italia sempre più forte. Giorgia Meloni sarà protagonista delle trattative per la prossima Commissione e lo sarà ancora di più se il Centrodestra e Fratelli d’Italia andranno bene alle elezioni. Possiamo puntare ad un portafoglio economico di peso nel prossimo Esecutivo Ue". 

Intanto in Francia è cambiato il premier… 
"Siamo al quarto premier e al quinto governo diverso dell’era Macron, che è in una fase di estrema difficoltà interna. Non se la passa meglio Scholz in Germania, che ha una maggioranza a brandelli e gli agricoltori giustamente arrabbiati che bloccano il Paese. E nemmeno Sanchez che rischia di pagare molto cara la forzatura anticostituzionale con cui si è garantito i voti dei secessionisti catalani per il suo nuovo governo. L’Italia di Giorgia Meloni è, tra i grandi Paesi europei, quello più stabile e con il governo più forte. Con buona pace dei gufi della sinistra". 

E un governo così forte, come dice lei, riuscirà a cambiare la maggioranza in Europa? Ieri il capogruppo liberale, il macroniano Sejournè, ha escluso un’alleanza Ppe-Renew-Ecr… 
"Il nostro obiettivo è sempre quello, mandare la sinistra rossa e verde all’opposizione per impedire loro di fare ulteriori danni, spostando a destra l’agenda europea. Sejournè è un macroniano di sinistra, da cinque anni spara stupidaggini contro i conservatori e la destra italiana. Ma il suo stesso partito è diviso e in caso di flop alle Europee ci sono tante delegazioni liberali di altri Paesi con cui si può aprire un ragionamento alternativo alla sinistra. Lo dimostra anche l’apertura proprio del Presidente del Consiglio Michel. Ma è tutto prematuro, lasciamo che i cittadini votino: spesso sono più illuminati di tanti commentatori".

Vi aspettate che la sinistra userà il palcoscenico di Bruxelles per attaccarvi in campagna elettorale?
"Lo fanno abitualmente, è la grande differenza tra noi e loro. Per noi la nazione viene sempre prima della fazione, per loro no. Mentre noi ieri ci confrontavamo in modo civilissimo e costruttivo con Enrico Letta sul futuro del mercato interno, loro chiedevano un dibattito straordinario a Strasburgo sui saluti romani ad Acca Larentia. Omettendo ovviamente che quella commemorazione si svolge ininterrottamente così da 46 anni, durante i quali la sinistra è stata lungamente al governo, e che ci sono ancora dopo tanti anni degli assassini comunisti impuniti e tre ragazzi morti innocenti senza giustizia. Cercheremo di spiegare noi la strumentalità e l’ipocrisia di certe iniziative".

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