Europee, Meloni si candida. Ma lo dirà solo ad aprile. Anteprima Affaritaliani

Meloni punta a ridimensionare gli alleati e a contare di più nell'Ursula-bis superando il 30%

Di Alberto Maggi
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Giorgia Meloni
Politica

Meloni e la candidatura alle Europee. Praticamente certa, ma non lo annuncerà fin dopo Pasqua. Ecco perché

 

Ufficialmente la risposta è sempre la stessa: "Non ha ancora deciso". Ma il pressing dei big di Fratelli d'Italia, come ha affermato in settimana Fabio Rampelli ad Affaritaliani.it, è fortissimo. Il tema della candidatura di Giorgia Meloni alle elezioni europee ci accompagnerà almeno fino a dopo Pasqua, domenica 31 marzo. La decisione finale e l'annuncio verrà preso soltanto ad aprile, a ridosso della chiusura delle liste.

Ma, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, salvo colpi di scena o imprevisti o ripensamenti, la presidente del Consiglio sarà in campo e guiderà le liste di FdI in tutte le circoscrizioni alle elezioni dell'8-9 giugno. La scelta di temporeggiare e di non dirlo oggi è principalmente una questione di comunicazione e di marketing politico. I fedelissimi della premier spiegano che "verrebbe attaccata, soprattutto dai soliti giornali, per sottrarre tempo all'azione del governo dedicando tempo alla candidatura" e quindi la riserva non verrà sciolta fino a metà aprile, proprio quando le liste staranno per chiudersi.

Ma Meloni vuole metterci la faccia. "Voglio capire se ho ancora il consenso degli elettori", ha spiegato qualche giorno fa parlando della sua eventuale candidatura. Che ovviamente servirà da traino per spingere Fratelli d'Italia all'obiettivo del 30%, o oltre, staccando di più di dieci punti il Pd, che veleggia da settimane intorno al 19% circa nei sondaggi. La candidatura alle Europee e il quasi certo pieno di preferenze avrà un doppio valore, nazionale ed europeo. In Italia servirà per imporre ancora di più la propria linea sugli alleati, soprattutto se Lega e Forza Italia resteranno sotto il 10%.

Improbabile un rimpasto per evitare tensioni nell'esecutivo e in Parlamento, ma un risultato forte, una vittoria netta alle Europee servirà alla premier per accrescere ulteriormente la propria forza all'interno del governo e della coalizione. Sia sulle riforme, ammorbidendo l'autonomia regionale e rafforzando il premierato, sia sulle scelte economiche come il dossier privatizzazioni, riforma delle pensioni e utilizzo dei fondi del Pnrr. Sul fronte internazionale ed europeo (l'Italia ha la presidenza del G7) un plebiscito alle Europee consentirebbe a Meloni di giocare con maggiore forza la partita dei nuovi equilibri a Bruxelles.

Ormai sicuro il sostegno al bis di Ursula von der Leyen, la premier vuole un commissario economico di peso (Adolfo Urso in pole position) e lavora per spostare l'asse politico delle istituzioni Ue verso destra cercando di relegare le sinistre a un ruolo marginale. Ecco perché, ad esempio, ha aperto a Marine Le Pen nella conferenza di inizio anno, pur non essendo nello stesso gruppo, chiudendo invece alla destra estrema tedesca di Afd.

Un equilibrio sottile grazie anche al buon rapporto personale con il leader del Ppe Manfred Weber. In sostanza a Meloni candidarsi per spingere FdI almeno al 30% serve per mettere a tacere gli alleati e ridimensionare le loro richieste, ma senza strappi per non mettere a rischio il governo, e in Europa per rafforzare il proprio peso nella nuova Commissione guidata sempre da Von der Leyen. Su un punto in Fratelli d'Italia non hanno dubbi: deciderà lei, nessuna scelta collegiale dei leader di Centrodestra. Matteo Salvini ha annunciato che non correrà (anche se non è sicuro al 100%) e Antonio Tajani ha chiesto che venga presa una decisione che sia la stessa da parte dei leader della maggioranza.

Niente da fare. "Alle Europee si vota con il proporzionale e ognuno corre per sé. Meloni deciderà da sola, quasi certamente candidandosi, a prescindere da ciò che faranno i due vicepremier", spiegano fonti di FdI.