Fermi tutti, Draghi tornerà a Camera e Senato. 5 Stelle: “E avrà la fiducia”

Ma quale voto!? Emiliozzi (M5S): “Incomprensibile la rottura. Nessuno ha mai tolto la fiducia al governo”. Nel tira e molla i grillini daranno la fiducia

di Antonio Amorosi
Mario Draghi
Politica
Condividi su:

Una crisi di governo che non è una crisi. Tutto dovrebbe rientrare a meno che...   M5S: "Mi sa che si estingueremo"

Ore di telefonate febbricitanti, una marea che sale e scende, i mercati in agitazione, lo spread che prende fiato, l’ipotesi di ritirare i ministri 5 stelle dal governo, i parlamentari 5 stelle che si guardano intorno, la mano del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ripara i cocci. E’ quanto sta accadendo dopo che il premier Mario Draghi ha dichiarato le dimissioni del governo.

“Una rottura incomprensibile che non c’è mai stata da parte nostra”, racconta ad Affaritaliani la parlamentare marchigiana del Movimento 5 Stelle Mirella Emiliozzi, “nessuno ha mai tolto la fiducia al governo, lo abbiamo detto anche prima della nostra presa di posizione in Senato. Abbiamo solo spiegato che sul Bonus 110 non si può rompere un equilibrio nel Paese e far fallire imprese e cittadini che si sono impegnati economicamente. Abbiamo ripetuto che il governo non ha mai perso la nostra fiducia ma non può essere timido su questo e altri temi che riguardano la sopravvivenza delle persone. Poi io non avevo mai sentito di un premier che ha la larga maggioranza e si dimette”. Parole di sorpresa quella della Emiliozzi ma non isolate. Altri senatori e deputati 5 Stelle sentiti da Affaritaliani sono dello stesso avviso.

“C’è comunque un parlamento con forze politiche che hanno posizioni distinte”, spiega un senatore 5S del Nord Italia, “non si può pretendere che neanche si parli o si ci sia una veto sulle questioni, viste le condizioni di crisi in cui versa il Paese”.

E che farete?

“Che farà Draghi! Perché noi abbiamo fatto un bel nulla e daremo la fiducia mai tolta”, ripete lui mezzo scocciato.

Cosa accade ora? Nella testa dei grillini è semplice. Mario Draghi, dopo l’invito di Mattarella a ripensarci tornerà alle Camere mercoledì. Per i grillini si riprende la fiducia che non ha mai perso. L'ipotesi che in queste ore avrebbe avanzato il portavoce 5 Stelle Giuseppe Conte ai suoi è che i ministri e i sottosegretari del Movimento si ritirino come delegazione dal Governo, prima delle comunicazioni alle Camere del presidente del Consiglio. Ma siamo nell’ambito delle schermaglie, se pur apparentemente virulente. La maggioranza del partito è di tutt’altro avviso, e soprattutto la fronda composta dai governisti è contraria persino all’ipotesi di ritiro della delegazione.

“Una tragica crisi di governo che è molto probabile rientri dalla finestra dopo che è uscita da non si sa dove”, racconta ad Affari proprio un Sottosegretario in carica.

Altri dei 5 Stelle si stanno guardando intorno ma non ci sono approdi sicuri in altre forze politiche, men che meno in quella di Luigi Di Maio che sembra avere fiato corto in eventuali elezioni.

Alla fine, a meno che la situazione non si avviti e degeneri irreparabilmente più per l’ego degli attori in scena che per motivi politici reali, i grillini dovrebbero trovare una “quadra”. Incasseranno qualcosa dal premier sui 9 punti presentati da Conte a Draghi per dare “un segnale di discontinuità” e gli restituiranno la fiducia che di fatto non hanno mai messo in discussione pubblicamente.

“In realtà non abbiamo proprio capito cosa è successo e il perché di questa rottura di Draghi”, insiste ancora la Emiliozzi ad Affaritaliani.it

“La gente sta male”, si sfoga un senatore 5S del Sud, “sull’energia siamo timidi, sulle imprese idem, non possiamo estinguerci senza dire una parola… anche se mi sa che ci estingueremo”. C’è scoramento nella compagine di Beppe Grillo.

A quel punto se passa l’ok dei grillini, anche se a bocche strette, l’incognita potrebbe essere la Lega di Matteo Salvini. Ma è difficile immaginare sul governo una rottura del leader del Carroccio, sia perché i vari “generali” del partito sono distanti anni luce da un’ipotesi simile sia perché sarebbe la seconda rottura storia del Matteo di centro destra (dopo la prima col governo giallo-verde). E per giunta senza un’escalation a monte. Una pratica che il leader leghista non può avallare, favorendo oltretutto l’avversaria di coalizione Giorgia Meloni che nei sondaggi viaggia a vele spiegate.