Fi, Gianni Letta torna a muovere i fili. Nel mirino Tajani, troppo pro-Meloni
L'intervento dell'ex sottosegretario alla cena ad Arcore: "I ministri rispondano al partito e a Berlusconi"
Fi, il caso-Tajani. Berlusconi lo fa "strigliare" da Gianni Letta
In Forza Italia torna al centro della scena una figura strategica per il partito, che nell'ultimo periodo sembrava un po' più defilata a livello politico: Gianni Letta. Domenica pomeriggio, - si legge sulla Stampa - l'ex sottosegretario dei governi Berlusconi, era seduto attorno al tavolo del salone di Arcore tra ministri, sottosegretari e capigruppo. Ha chiesto la parola e ha detto quello che tutti gli invitati hanno interpretato come una stilettata rivolta al ministro degli Esteri Antonio Tajani. "Dobbiamo garantire il funzionamento della linea di collegamento tra i ministri, il partito e il presidente Berlusconi". L’uomo che è stato la sua ombra e il suo principe consigliere, gioca di sponda con il Cavaliere, non spegne, come altre volte, le sue frustrazioni, ma le alimenta. Tajani è nel mirino.
Berlusconi, - prosegue La Stampa - gli chiede di sentirsi di più al telefono, prima e dopo i vertici, prima e dopo i Consigli dei ministri, per un maggiore coinvolgimento, e perché il leader non vuole farsi trattare da Giorgia Meloni come un nonnetto in pensione. Ma in questo bagno rituale del berlusconismo, che lava i conti in sospeso con il sospetto del tradimento sempre dietro l’angolo, Letta viene accusato di non riuscire a governare parte delle nomine che ci saranno da qui alla primavera. E che cambieranno la geografia del potere delle grandi aziende di Stato. Potrebbe essere finito il “lettismo”, come frequentazione perenne delle liturgie del comando, nelle infinite, e a volte insondabili, dimensioni di Roma.