Commissione Ue, ecco perchè Fitto è blindato a Bruxelles malgrado l'estrema Sinistra

Il rappresentante italiano, che per storia politica e personale, non ha davvero nulla a che fare con l’estrema destra, non ha molto da temere... Commento

di Vincenzo Caccioppoli

Raffaele Fitto

Politica

Fitto blindato malgrado l'estrema Sinistra

L’ultimo in ordine di tempo è stato l'eurodeputato francese del S&D, tale Raphael Glucksman che ha detto testualmente che Raffaele Fitto non può essere vicepresidente della commissione europea. Ma anche i verdi hanno già fatto intendere a più riprese che non voteranno Fitto, solo perché lui apparterrebbe alla estrema destra europea e quindi chiaramente, secondo loro, non ha diritto come tutti gli altri ad avere ruoli importanti in Europa, solo perché appartiene ad un gruppo politico antagonista della sinistra.

D’altra parte, sempre al Parlamento europeo vige da tempo il cordone sanitario, una sorta di divieto per le estreme destre a ricoprire qualsiasi ruolo di vertice all’interno di commissioni e di organizzazioni varie dell’emiciclo. Un vero e proprio schiaffo al senso della democrazia e al rispetto della volontà popolare. Una cosa che forse si può vedere solo nelle peggiori dittature sudamericane. Ma al di là di questo, con una certa ragionevolezza si può sostenere che il rappresentante italiano, che per storia politica e personale, non ha davvero nulla a che fare con l’estrema destra (malgrado l’eurodeputato Pedullà, con il solito grandissimo senso della patria durante l’audizione di Dombrovsky abbia voluto indicarlo come tale) non abbia troppo da temere da quelle che appaiono come disperati tentativi di dare un senso ad una sinistra sempre più in preda ad una crisi di nervi. Per prima cosa, infatti, Raffaele Fitto ha la piena stima della presidente Von der Leyen, che avrebbe espressamente chiesto alla premier Meloni che fosse proprio lui il prescelto per il ruolo di commissario.

Difficile immaginare che chi ha avuto l’ardire di affrontare a muso duro il presidente francese Macron, costretto in tutta fretta a cambiare il commissario designato, proprio per l'opposizione a Breton da parte della presidente, possa farsi dettare l'agenda da chicchessia. In secondo luogo, i popolari di Weber, il gruppo largamente più numeroso e forte all’interno del parlamento, hanno già fatto intendere più volte che considerano Fitto come uno dei loro e che in caso di scherzetti da parte della sinistra, immediatamente scatterebbe la ritorsione verso la socialista Teresa Ribeira che avrà, non a caso, l’audizione proprio dopo Fitto. E qui entra in gioco Pedro Sanchez, l’ultimo baluardo del socialismo in Europa, alle prese con un calo di popolarità senza precedenti in patria, dopo le inchieste sugli intrighi affaristici della moglie Begona Gomez, e soprattutto dopo la gestione della drammatica alluvione di Valencia. Difficile pensare che in una simile situazione, il premier Sanchez possa mettere a rischio la nomina della sua commissaria, che significherebbe per lui la probabile mazzata finale sulla sua carriera politica. A metà ottobre poi Fitto avrebbe incontrato a Bruxelles proprio la presidente dei socialisti, la spagnola Iraxte Garcia Perez.

Un confronto molto sereno dice chi era presente, che ha visto Fitto ribadire le sue ragioni e ribattere nel merito ai dubbi manifestati da parte del gruppo sulla opportunità di nominarlo vicepresidente. Evidentemente ancora una volta la grande abilità diplomatica del politico di Maglie deve avere sortito gli effetti sperati, perché fonti vicine alla presidente dei socialisti, avrebbero lasciato trapelare che probabilmente almeno gli spagnoli non si metteranno di traverso. Difficile poi pensare che in questo caso possano votare contro proprio i socialisti italiani, anche per non irritare Mattarella, che si è già spesso personalmente a favore del commissario designato italiano. Sicuro invece il voto contrario dei cinque stelle, ma questa non è una novità, e a parte la considerazione in merito allo scarso senso di patriotico (ma questa certo non è una novità, spesso condivisa con il Pd ), il loro peso in Europa, come d’altra parte anche in Italia, si sta parecchio assottigliando e quindi la cosa non dovrebbe sortire particolari problemi.

Infine, resta da considerare il fatto nuovo determinato dal trionfo di Trump in Usa. Il nuovo presidente americano è ormai arcinoto non ha mai amato, per usare un eufemismo, l’Unione europea, e il suo intento sarebbe quello di trattare direttamente con i singoli stati senza passare da Bruxelles. Questo fatto, indirettamente, potrebbe e dovrebbe favorire in un certo senso il candidato italiano. Mettersi contro Fitto, infatti, potrebbe voler dire una quasi paralisi della nuova commissione e questo alla vigilia dell’insediamento del nuovo presidente statunitense, potrebbe determinare una situazione di caos, le cui conseguenze negative per lea tenuta della stessa Europa, sarebbero difficilmente prevedibili.

E poi proprio la grande autorevolezza di Raffaele Fitto nelle alte sfere brussellesi, che ha certamente acquistato altri punti dalla sua brillante gestione del Pnrr italiano, sarebbe inoltre la migliore garanzia, affinché alla fine nessuno possa avere la forza e il coraggio di mettersi di traverso. Infine, le audizioni che si sono tenute questa settimana a Bruxelles hanno confermato un clima di relativa serenità tra le forza politiche, con tuti i commissari promossi senza particolari problemi, con la unica eccezione, ma era scontata, del commissario ungherese Olivier Varhelyi, a cui sarebbe stato richiesto una suppletiva seri di domande scritte a questioni poste da Verdi left e socialisti. Nulla è mai sicuro in politica, si sa, ma chi conosce bene la politica della capitale belga, da tempo.

È sicuro che Fitto sarà nominato vicepresidente e anche che probabilmente avrà un peso forse anche maggiore della stessa Ribeira, che esce anch’essa indebolita dalla delicatissima situazione del suo mentore Sanchez in patria. Ecco perché Giorgia Meloni, che dopo la crisi politica scoppiata in Germania, che porterà a nuove elezioni anticipate, si dimostra come la più forte e stabile leader europea, e che alcuni vedono ancora più centrale dopo il trionfo di Trump, sembra assolutamente serena, in vista del 12 novembre, quando il suo pupillo dovrà affrontare le forche caudine dell’audizione alla commissione Regi del parlamento europeo.

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