Flop in Europa e a Firenze, Renzi definitivamente al tappeto?

Tutto fallito nel giro di appena una manciata di anni

di Daniele Marchetti
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Renzi flop in Europa e a Firenze

È un giugno assai amaro per l'ex Premier ed ex Sindaco di Firenze, Matteo Renzi: sconfitto in Europa (nonostante l'imponente numero di preferenze personali raccolte) e sconfitto - soprattutto - nella sua Firenze dove aveva trovato il successo prima come Presidente della Provincia, poi come primo cittadino ed infine, con il famoso camper delle primarie, come Segretario del Pd.

Quella Firenze che lo accolse da Premier accompagnato da una potentissima Angela Merkel e che lo aveva salvato nelle più recenti elezioni nazionali attribuendo al terzo polo oltre il 10%.

Un amore infinito messo a dura prova dai tripli salti mortali carpiati compiuti da Renzi negli ultimi tempi con l'affossamento dell'alleanza con Carlo Calenda (altro uscito con le ossa rotte dalla tornata europea) e la sepoltura della speranza di dare all'Italia un assetto democratico maturo con una coalizione di destra, una di sinistra e un centro ben individuato.

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Tutto fallito nel giro di appena una manciata di anni. Ed oggi l'ennesima batosta con il suo delfino, adesso acerrimo avversario, Dario Nardella, che esulta per l'elezione a Sindaco di Firenze di Sara Funaro: sua creatura politica e prima donna a sedere sullo scranno più alto di Palazzo Vecchio e, lui, i' Renzi, costretto al palo.

Una sconfitta ancora più bruciante se unita ai "niet" di Nardella sull'accordo preventivo (Renzi aveva chiesto il vicesindaco per un accordo al primo turno, negato) e sull'accordo al ballottaggio. Un doppio "no" che aveva consigliato (o, forse, costretto) Italia Viva a non schierarsi e quindi a lasciare libertà di voto. Una libertà che, per Renzi, ha significato l'esclusione dal "campo largo".

E adesso? L'ingegno è l'intraprendenza politica al rampollo di Pontassieve non mancano ma certo botta dopo botta, anche il miglior incassatore rischia di finire al tappeto. Ed anche i conigli dal cilindro ad un certo punto finiscono per tutti. Ma mai dare per vinti i fuoriclasse: Berlusconi docet!