Fratoianni messo in crisi dalle mogli: la sua e quella di Soumahoro
Invece che scaricare brutalmente il sindacalista, il leader di SI ora lo difende, e se lo difende dobbiamo dedurre che avalla il suo comportamento
I passi falsi di Nicola Fratoianni: dalla moglie al caso Soumahoro
Nicola Fratoianni sta inanellando una serie imbarazzante di passi falsi. Iniziò candidando la moglie, Elisabetta Piccolotti, che fu poi eletta alla Camera nella circoscrizione di Lecce, lei che è sempre stata in Umbria. Da lì nacque una forte polemica sui social e sui media che l’appellarono impietosamente “Lady Fratoianni”, un nomignolo che non è riuscita più a togliersi di dosso, nonostante urla e strepiti del suo forte Ego.
Per un partito di ideali, come Sinistra Italiana, il sospetto di nepotismo è difficile da superare, però Fratoianni tirò dritto per la sua strada facendo spallucce. Senza contare che poi l’entrata del duo Fratoianni – Bonelli (Verdi) andò a scardinare l’accordo tra Letta e il Terzo Polo, provocando il noto disastro elettorale per il Partito democratico.
Nicola Fratoianni e Sinistra Italiana continuano a sostenere Soumahoro
Ma dove Fratoianni ha dato il peggio di sé è nella difesa a spada tratta di Aboubakar Soumahoro. Già in fase di candidatura il leader di SI non si è accorto o non si è voluto accorgere delle voci che giravo insistenti sui problemi della gestione dei fondi della sua Lega e della squallida bidonville dove erano tenuti i braccianti. A nulla è valsa ad esempio una mail inviatagli da don Andrea Pupilla, responsabile della Caritas diocesana pugliese, o l’ostilità della CGIL, o ancora le segnalazioni della sua senatrice Elena Fattori.
Insomma Fratoianni si è semplicemente voltato dall’altra parte cedendo solo alle lusinghe dei “giornaloni” e incorniciandosi nello studio la ormai celebre copertina dell’Espresso con titolo “Uomini e no” e le facce di Aboubakar Soumahoro e Matteo Salvini, un capolavoro di Marco Damilano, allora direttore. Il circo itinerante della propaganda mediatica, da Propaganda Live di “Zoro” Diego Bianchi, a Repubblica a la Stampa hanno poi pompato un personaggio già chiacchierato fino a presentarlo addirittura al Papa (Copyright Damilano). E così Aboubakar Soumahoro ce lo siamo ritrovato in Parlamento e precisamente alla Camera che ha profanato con i suoi stivaloni lordi (tra parentesi non suoi e il proprietario li rivuole indietro). Un fatto gravissimo che Fratoianni non ha stigmatizzato anzi esaltandolo.
Poi c’è stato il battibecco in Aula con Giorgia Meloni dove il deputato di colore pretendeva il “lei” mentre il Primo ministro aveva avuto l’ardire di dargli del “tu”, termine con cui si chiamano tutti tra colleghi. In seguito Soumahoro ci tenne a farci sapere che lui “è laureato” e la Meloni gli doveva magari pure il termine di “dottore”. Insomma un vero delirio in cui i vertici del partito che lo aveva eletto hanno colpevolmente taciuto. E poi è scoppiato tutto il resto, con la suocera sotto indagine con l’imputazione di malversazione di fondi pubblici, truffa aggravata e fatture falese.
Il duo Fratoianni-Bonelli e la vicenda senza fine su Soumahoro
Fratoianni non trova di meglio che bofonchiare qualcosa sul fatto che “si spiegherà tutto”. Poi l’invito all’auto sospensione dopo un incontro insieme a Bonelli. E se Bonelli una mezza marcia indietro l’aveva fatta ieri Fratoianni ha dichiarato: “Non siamo affatto pentiti. Vedremo come si svilupperà questa vicenda, ma la scelta di candidarlo aveva una ragione molto chiara che continuo a confermare: rafforzare le battaglie che aveva portato avanti”.
Peccare è umano, perseverare è però diabolico. Invece che scaricare brutalmente Soumahoro, Fratoianni ora lo difende e se lo difende dobbiamo dedurre che avalla il suo comportamento che -sebbene non abbia ancora rilevanza penale - è altamente disdicevole. Con questa presa di posizione possiamo quindi tranquillamente dire che Fratoianni –e a questo punto Bonelli che non ha smentito il plurale - accettino che la suocera sia indagata per reati gravissimi e che Soumahoro è difficile che “non potesse non sapere” quello che stava accadendo. Abbiamo dunque due partiti evangelici che prendono su di loro i peccati del mondo, ma a questo punto devono accollarsi anche le conseguenze.
E questo la dice lunga sulla sinistra italiana. Una sinistra che appoggia l’illegalità e l’ipocrisia che è stata utilizzata per fare un sacco di soldi. Giri da 65 milioni di euro, per intenderci. Forse Fratoianni avrà qualche difficoltà a spiegare ai suoi operai che lo hanno ingenuamente votato nella rossa Umbria come mai ci si debba sporcare di fango (è il caso di dirlo) per un tizio che fa il deputato a 15.000 euro al mese, c’ha la villa e il SUV e che difende il “diritto all’eleganza” della moglie griffata. Poi in quelle lande politiche ancora ci si chiede perché abbia vinto il centro – destra… .