Giggino vuole ‘a commissione di inchiesta su Salvini ma lui è stato frou frou

Giggino ha inaugurato il suo viaggio di nozze con Bruno Tabacci chiedendo di instaurare una commissione di inchiesta sui rapporti tra la Russia e Salvini

Di Giuseppe Vatinno
Politica
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Salvini-Russia, Di Maio vuole la commissione d'inchiesta sui rapporti internazionali del leader della Lega

Giggino ‘a cartelletta, secondo Beppe Grillo, Giggino ‘o traditore, secondo il Web ha inaugurato il suo viaggio di nozze con la sua dolce metà Bruno Tabacci, facendo una richiesta bizzarra assai e cioè quella di instaurare una commissione di inchiesta parlamentare sui rapporti tra la Russia e i politici italiani, leggi Matteo Salvini.

Ma cosa è successo tra i due gemelli del goal del governo giallo – verde, quelli dei murales con il famoso bacio sulla bocca in stile Brežnev – Honecker? (Non) c’eravamo (forse) tanto amati? In realtà la colpa non è di Salvini, ma delle paturnie isteriche e millenaristiche di don Luigino da Pomigliano d’Arco.

È del tutto irrituale infatti che un ministro degli Esteri in carica, seppure solo per gli affari correnti, entri con i piedi (sporchi) nel piatto politico internazionale con una richiesta così impegnativa e assolutamente non concordata, visto che comunque noi dipendiamo mani e piedi dai russi per il gas. Noi sospettiamo che invece dietro ci sia solo (e non è certo poco!) l’ego ipertrofico di Giggino ‘a tartina, il riferimento voluto è a quanto ebbe da dire di lui il ministro degli Esteri russo Lavrov:

«La sua idea di diplomazia è viaggi a vuoto in giro per i Paesi e degustare piatti esotici a ricevimenti di gala», uno smacco intollerabile perché purtroppo per l’Italia è tutto vero. Di Maio e consorte, la biondona Virginia Saba, quella che legge l’Hypnerotomachia Poliphili e studia la Quarta Via di Georges Ivanovič Gurdjieff , secondo Lavrov si abbuffavano di tartine cavialate, apprezzando le infide mollezze diplomatiche.

Dopo anni di bibite vendute al San Paolo vuoi mettere? Senza contare che nel periodo mitico dei furori ideologici, tra cui una battaglia contro il franco francese usato in Africa, proprio Di Maio -insieme al sempre tentennante Di Battista (“Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”) - flirtavano con i non allineati e che la Russia era allora nel cuore dei grillini e di Beppe Grillo (e forse lo è ancora).

Insomma, il povero Giggino è stato brutalizzato davanti a tutto il mondo e alla moglie da quell’omaccione rude di Lavrov e la cosa deve avergli fatto assai male. Così, il ministro degli Esteri, che farebbe bene a dimettersi dato che c’è una guerra in corso in Europa, vuole prendere due piccioni con una sola fava: attaccare Salvini, che gli fregò tutti i consensi quando erano insieme al governo, e attaccare Lavrov che ha detto semplicemente la nuda verità.

La sua alla Farnesina è stata solo una politica frou frou fatta di lustrini e specchietti per le allodole, volta solo a trovarsi uno strapuntino personale e per i suoi cari, quando tutto sarebbe finito. Ma coinvolgere l’Italia, l’Europa e il Mondo in una diatriba personale e veramente un po’ troppo, anche per la nostra politica degradata.