Giorgetti tra l’incudine e il martello. Tre grosse grane: Rai, Ferrovie, Cdp
Il ministro dell'Economia e delle Finanze nella morsa Meloni-Salvini. L'analisi
Si avvicinano le scadenze d’aprile per i rinnovi dei vertici
A Dagospia non deve essere tanto simpatico Giorgetti e così in una delle sue impallinature -come dire- di routine, viene messo sulla graticola da DagoReport.
Il primo problema che ha Giorgetti si chiama, secondo il sito diretto da Roberto D’Agostino, Rai che aspetta il rinnovo dei vertici. L’ente pubblico di viale Mazzini è infatti in mano per il 99,56% al ministero dell’Economia con una piccolissima quota alla Siae, il 0,44%.
Qui il ministro si trova tra l’incudine Meloni che vuole un nuovo ad attivo da subito in vista delle Europee e Salvini che invece vorrebbe agire dopo lasciando al suo posto Roberto Sergio a fare il palinsesto della prossima stagione.
Dago propende per il fatto che Giorgetti utilizzerà un “principio di realtà” e propenderà per assecondare Giorgia Meloni anche se in Lega sperano di no.
Poi c’è la grana Ferrovie dello Stato, con il Mef azionista unico e la Meloni che vuole mantenere il manager Luigi Ferraris come amministratore delegato.
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Inizialmente in Lega si puntava per Luigi Corradi ma poi il manager è stato visto troppo vicino alla Meloni.
Nelle Ferrovie Salvini non ha certo gradito tre episodi che si sono susseguiti in rapida successione. Il primo, come si ricorderà, è stato quello della fermata del Freccia Rossa a favore del ministro Lollobrigida, poi c’è stato il caso del “treno dei giornalisti Rai” diretto a Sanremo e infine quello del “treno delle foibe”.
Salvini non è stato avvisato di nessuno dei tre eventi e giustamente non l’ha presa bene.
Sulle Ferrovie poi aleggia l’enorme cifra di 24 miliardi di euro che sono previsti dal PNRR e su cui il premier vorrà dire la sua.
Ma in quest’ottica il Capitano potrà rivendicare analoga operazione su Cassa deposti e prestiti dove c’è da rinnovare ad e presidente con la Meloni che vuole la riconferma di Dario Scannapieco con la Lega che individua in lui troppo zelo verso FdI, dopo la nomina di Draghi.
Insomma la partita delle nomine è cominciata e coincide proprio con il periodo della campagna elettorale per le Europee che a causa del suo sistema elettorale puramente proporzionale porta i partiti della stessa coalizione a competere tra loro e quindi è inevitabile che la compagine di governo -e cioè il centro-destra- sia particolarmente soggetta ai marosi.
Certamente la figura del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, si trova in mezzo a tensioni enormi per il ruolo particolare esercitato dal suo potente ministero.
In passato Giorgetti è stato forse visto da Salvini un po’ troppo vicino alla Meloni ma ora che ci sono queste nomine in campi fondamentali per il Paese un richiamo agli ordini di scuderia sarà inevitabile e questo non faciliterà il ruolo del ministro sempre più schiacciato da interessi spesso contrapposti.