Giorgia Meloni: due giorni da leader europea e incontri da Orban a Sassoli
Ripresa economica post-pandemia e immigrazione al centro degli appuntamenti istituzionali
Si è conclusa a Bruxelles la due giorni europea di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e presidente del partito dei Conservatori europei, accompagnata nei vari incontri dal Co-Presidente del gruppo ECR Raffaele Fitto e dal Capodelegazione di FdI Carlo Fidanza.
Dopo gli incontri di ieri con il Presidente del parlamento europeo David Sassoli e con il commissario europeo all’economia Paolo Gentiloni, l’intervento alla riunione del gruppo ECR con l’adesione di due nuovi eurodeputati (l’italiano Giuseppe Milazzo e Lars Patrick Berg), il programma è continuato con i vertici bilaterali con i primi ministri di Ungheria, Slovenia e Polonia. Molti gli argomenti trattati con Viktor Orbán, Janez Jansa e Mateusz Morawiecki, con i quali Meloni ha condiviso le priorità in vista del Consiglio europeo apertosi nelle scorse ore.
Ripresa economica post-pandemia e immigrazione i temi maggiormente dibattuti. Su quest’ultimo punto Meloni ha ribadito la linea di Fratelli d’Italia: “La nostra priorità è proteggere le frontiere esterne dell’Unione e rimpatriare gli irregolari. Non ha senso da parte del governo italiano continuare a proporre la redistribuzione automatica degli immigrati additando poi gli Stati che vi si oppongono. La solidarietà che l’Italia deve chiedere è quella necessaria a fermare le partenze e difendere i confini. Su questo ho trovato una perfetta sintonia con i governi di Polonia, Ungheria e Slovenia”.
Non sono mancate riflessioni a più ampio raggio sul futuro del centrodestra in Europa. Nei suoi interventi Meloni ha evidenziato che “il Ppe sta ormai smarrendo la sua anima di centrodestra per andare al traino delle sinistre e dei verdi. Ecr è il gruppo parlamentare che può meglio interpretare la destra e il centrodestra europei e da presidente dei Conservatori continuerò ad impegnarmi per rafforzare la nostra famiglia”. Gli incontri di queste ore sono stati anche l’occasione per portare all’attenzione dei primi ministri di Polonia, Ungheria e Slovenia la battaglia italiana contro il Nutriscore, il sistema di etichettatura nutrizionale a semaforo che penalizza fortemente i prodotti del Made in Italy.