Giorgia Meloni e il progetto di rifondare la Democrazia Cristiana

Meloni “fondatrice” del partito centrista erede del “Codice di Camaldoli”?

Di Massimo Falcioni
Politica

“Codice di Camaldoli”: quel documento rappresenterà poi la linea guida ideale e politica della Democrazia Cristiana

 

Fra ferie, grandine e tempeste al Nord, caldo record specie al Sud e l’ombra lunga della guerra in Ucraina, gli italiani hanno ben altro da pensare che ricordare quel che accadde 80 anni fa, nel luglio del 1943. Tuttavia “Non c’è futuro senza memoria” diceva Primo Levi. Sono passati 80 anni dalla settimana tra il 18 e il 24 luglio 1943 quando un gruppo di intellettuali cattolici si incontrarono nel monastero benedettino di Camaldoli mettendo sulla carta, nero su bianco, un documento programmatico che passerà poi alla storia come  “Codice di Camaldoli”.

Al centro tanti temi: dalla famiglia al lavoro, dalla giustizia sociale alla libertà, all’economia, al rapporto cittadino-Stato. Quel documento rappresenterà poi la linea guida ideale e politica della Democrazia Cristiana, il partito che per mezzo secolo, dal 1944 al 1994, ha guidato i vari governi dell’Italia, portandola, non senza contraddizioni, fra i primi Paesi nel mondo. Quel documento presenta anche oggi elementi di grande attualità sul piano ideale, sociale, politico. Come ha ricordato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Da Camaldoli vengono orientamenti basilari, che riscontriamo oggi nel nostro ordinamento. Anzitutto la affermazione della dignità della persona e del suo primato rispetto allo Stato - con il rifiuto di ogni concezione assolutistica della politica - da cui deriva il rispetto del ruolo e delle responsabilità della società civile.

Di più, sulla spinta di un organico aggiornamento della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, emerge la funzione della comunità politica come garante e promotrice dei valori basilari di uguaglianza fra i cittadini e di promozione della giustizia sociale fra di essi. Si identifica poi, con determinazione, il principio della pace: “deve abbandonarsi il funesto principio che i rapporti internazionali siano rapporti di forza, che la forza crei il diritto…”. Occorre: “la creazione di un vero e non fittizio o formale ordine giuridico che subordini o conformi la politica degli Stati alla superiore esigenza della comune vita dei popoli. Vi è ragione di essere ben orgogliosi, guardando ai Padri fondatori del Codice di Camaldoli, per il segno che hanno saputo imprimere al futuro della società italiana, anche sul terreno della libertà di coscienza per ogni persona, descritta, al paragrafo 15, come “esigenza da tutelare fino all’estremo limite delle compatibilità con il bene comune”. Insomma, un anniversario da ricordare, celebrare e a cui ispirarsi per sostenere e rinnovare il pensiero della democrazia oggi.



La domanda s’impone? C’è, oggi, nella politica italiana, un collegamento di partiti e di leader, con quella esperienza, con quelle linee ideali e politiche? In altre parole, c’è oggi in Italia la possibilità di rifare una nuova Democrazia Cristiana tenendo conto che i tentativi fatti negli ultimi vent’anni sono tutti falliti? A sinistra, nel Pd e dintorni, si sono sperticati in lodi nel ricordare il Codice di Camaldoli in una riabilitazione postuma della DC nella logica che tanto i morti non danno più fastidio. Elly Schlein e i compagni della sua sfilacciata cordata hanno sempre nel mirino, come obiettivo principale, la premier Meloni senza mai chiedersi da dove la “destra” della premier prenda i suoi tanti voti. I trenta italiani su cento che votano il partito di Meloni sono, politicamente parlando, sempre gli “stessi”, comunque i nipoti e i pronipoti di quelli che nel 1948 e nei decenni successivi, votarono DC.

Schlein, ma ciò vale anche per chi l’ha preceduta alla guida dei partiti eredi del Pci (partito di fronte al quale, comunque, bisogna ancora togliersi il cappello) non ha capito la cosa più semplice: che la maggioranza degli italiani, oggi come sempre, non li vuole al governo del Paese. Insomma, gli italiani possono mandar giù anche tutti i rospi, ma quando si tratta di decidere a chi dare l’Italia in mano, tutti vanno bene meno che “quella” sinistra che è sempre “questa” sinistra. Quindi il nodo vero è dentro la sinistra, comunque minoritaria in Italia dove c’era e c’è una forte avversione per il Pd e prima per i partiti che al Pd hanno portato dopo le varie giravolte. Quel che non è riuscito agli eredi di De Gasperi, Andreotti, Fanfani, Moro, cioè fare una nuova Dc può oggi riuscire a Giorgia Meloni, comunque erede del MSI postfascista, cambiando sostanza e apparenza al suo partito e alla destra tutta? La sfida, assai ardua, è aperta. 

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