Giustizia, Nordio vuole alzare l'età pensionabile per i magistrati

Allarme per i buchi di organico dei magistrati. Il ministro Nordio fa arrivare la proposta all'Anm: passare da 70 a 72 anni

Carlo Nordio
Politica

Buchi negli organici della giustizia, Nordio vuole alzare l'età pensionabile dei magistrati

Il governo vuole alzare l’età pensionabile dei magistrati. Lo scrive oggi il Manifesto, che spiega come "in teoria l’età in cui un pubblico ministero o un giudice vanno in pensione dovrebbe essere inamovibile, perché cambiarla per decisione politica significa incidere sul giudice naturale di un processo e creare il sospetto di favoritismi nei confronti di giudici a fine carriera titolari di incarichi importanti. Ma da quando nel 2014 l’età pensionabile fu bruscamente ridotta da 75 a 70 anni (salvo fortunatissimi), non c’è stato un momento in cui non siano piovute proroghe, eccezioni, proposte di spostamento. Anche perché si è aperto un buco nel già sforacchiato organico".

Secondo il Manifesto, "adesso è stato il capo di gabinetto del ministro Nordio, Rizzo, ad avvicinare il presidente dell’Associazione nazionale magistrati e a prospettare uno slittamento in avanti di due anni da 70 a 72. Lo ha raccontato lo stesso presidente Santalucia ieri mattina in apertura del Comitato direttivo centrale dell’Anm".

Santalucia ha poi parlato anche di altro. "Il prendere parola sui temi della giustizia sia per l’Associazione stessa, e quindi per i suoi rappresentanti, un diritto e insieme un dovere, a cui mai potrà rinunciarsi e che mai dovrà restare inadempiuto", ha sottolineato, "iniziative parlamentari che sembrano muovere dalla premessa che l’attività di rappresentanza associativa, che naturalmente si sostanzia in critiche e dissenso rispetto all’operato del ministro, possa essere valutata dallo stesso ministro ai fini dell’esercizio dell’azione disciplinare". Il riferimento è alle richieste di intervento sulle dichiarazioni rilasciate dal segretario di Area, Eugenio Albamonte, e poi dello stesso Santalucia a commento dell'intervento del guardasigilli sul caso Donzelli-Delmastro.

"Se si dovesse aver timore dei poteri disciplinari del ministro quando si esercitano mandati di rappresentanza associativa si manderebbe in soffitta una intera storia di impegno democratico e la libertà di associazione verrebbe nei fatti compressa", ha ammonito Santalucia, osservando che "una cosa è il rispetto delle Istituzioni e delle loro prerogative, che pratichiamo per adesione piena all’assetto costituzionale e radicata convinzione ideale, altra cosa è la libertà di intervenire nel dibattito pubblico sui temi della giustizia senza condizionamenti di alcun genere".

Il presidente dell'Anm ha quindi espresso l'auspicio che il ministro della Giustizia "saprà fugare anche solo la più pallida idea che l’attività associativa possa essere confinata in un recinto di timorosi ossequi all’Autorità".

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