Governo salvo, nella risoluzione non ci sarà nessun cenno alle armi

Armi a Kiev, la soluzione è semplice: non menzionare il tema divisivo, così Draghi arriverà a fine legislatura. E con lui tutti i parlamentari

Di Alberto Maggi
Politica
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Sostegno all'Ucraina, conferma delle alleanze internazionali, massimo sforzo diplomatico per la pace Ucraina-Russia e tetto europeo al prezzo del gas


Tanto tuonò che non piovve. A far capire che il 21 e il 22 giugno non ci sarà nessuna crisi di governo, paventata dai giornaloni e dalle tv, sono le parole ad Affaritaliani.it di Matteo Salvini, impegnato a Magenta, in provincia di Milano, per la campagna elettorale dei ballottaggi di domenica. "Se ne stanno occupando i capigruppo", risponde il leader della Lega alla domanda sulla risoluzione che seguirà le comunicazioni del presidente del Consiglio Mario Draghi in vista del vertice europeo.

In attesa di capire come finirà la telenovela 5 Stelle, con Luigi Di Maio mezzo dentro e mezzo fuori, la maggioranza lavora a una risoluzione unitaria che magicamente non conterrà minimamente alcun riferimento alle armi da inviare a Kiev.

"Il Consiglio europeo non è chiamato a esprimersi sugli aiuti militari e quindi il problema non si pone nemmeno", osserva un senatore del Pd che sta seguendo la vicenda da vicino. In sostanza, come confermano anche fonti della Lega, "il tema della tenuta del governo non esiste proprio. Solo tanta sceneggiata dei grillini".

Molto semplice la soluzione, se un tema è divisivo basta non menzionarlo nemmeno. La risoluzione, alla quale si sta ancora lavorando e il testo arriverà solo in dirittura d'arrivo, conterrà un pieno sostegno al premier Draghi, la conferma dell'impegno dell'Italia a confermare le alleanze internazionali, Unione europea e Nato (punto non messo in discussione da Giuseppe Conte), chiederà di fare tutti gli sforzi diplomatici possibili per arrivare almeno a un cessate il fuoco, e poi alla pace, tra Ucraina e Russia, ma non toccherà nemmeno lontanamente il tema dell'invio di armi a Kiev.

In sostanza, l'Italia, laddove fosse necessario nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, continuerà ad aiutare Zelensky anche militarmente, ma per salvare il governo, la legislatura e lo stipendio di molti parlamentari la quadra verrà trovata semplicemente omettendo il tema divisivo. In questo modo avranno vinto tutti, Pd, Forza Italia e centristi per il sostegno a Draghi e la conferma delle alleanze internazionali e Conte e Salvini per il forte impegno a una soluzione diplomatica.

Tanto tuonò che non piovve, anche se la rottura tra i vertici del Movimento 5 Stelle e il titolare della Farnesina è ormai insanabile, malgrado i maquillage delle aule parlamentari. Altro punto sul quale tutti i gruppi saranno d'accordo è quello di sostenere Draghi con la massima unità nella richiesta di un tetto europeo al prezzo del gas. Insomma, meglio sottolineare i punti che uniscono e, magicamente, dimenticarsi di quelli che dividono...