Governo, il "terrore Fitto" agita i ministri (con l'ok di Meloni). Sul Pnrr...
Fitto tratta direttamente con Bruxelles le modifiche sul Pnrr (per velocizzare i tempi) e i colleghi di governo sono costretti ad adeguarsi
Quella di Fitto è stata una strategia vincente che ha il pieno sostegno di Meloni. Infatti per il commissario europeo dopo le elezioni di giugno...
Raffaele Fitto il terrore di tutti i ministri del governo Meloni, escluso ovviamente Giancarlo Giorgetti titolare del dicastero dell'Economia e delle Finanze. Fitto, che si è dimostrato abilissimo nel trattare con l'Unione europea sui fondi del Pnrr e che ha carta bianca e fiducia totale da parte della premier Giorgia Meloni e del potentissimo sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, si muove in piena autonomia e rinegozia, tratta e rivede direttamente con Bruxelles la destinazione dei soldi del Pnrr (proprio per ottenere il rapido via libera alle varie tranche) senza consultare i colleghi dell'esecutivo.
Ed è così che, scherzosamente (fino a un certo punto), all'interno del governo, tra i ministri, i vice e i sottosegretari di tutti i dicasteri (escluso il Mef) si parla appunto del "terrore Fitto". D'altronde la missione del ministro degli Affari europei, affidatagli dalla presidente del Consiglio, è stata quella di rivedere il Pnrr rispetto a quanto avevano stabilito il Conte II e Mario Draghi.
Una missione che sembrava impossibile e che invece Fitto sta riuscendo a portare a termine con successo e anche in tempi rapidi. Ma per ottenere questo risultato, prestigioso che l'Italia è prima nell'Ue per utilizzo e tempestività sui fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il fedelissimo di Meloni vola a Bruxelles, tratta direttamente con la Commissione e poi porta a Roma i risultati del suo lavoro. Impeccabile finora, ma questa strategia sta creando non poche tensioni sottotraccia che attraversano tutti i ministeri, compresi alcuni guidati da esponenti di Fratelli d'Italia. Anche perchè comprende impatta su progetti già partiti, su vari fronti, con i ministri costretti a rivedere i piani e le strategie.
Nervosismo si registra dalle parti dei ministeri leghisti dei Trasporti e delle Infrastrutture (Matteo Salvini) e dell'Istruzione (Giuseppe Valditara). Ma anche l'Università, con la forzista Anna Maria Bernini, ha subito modifiche in corso d'opera. Così come la Sanità, l'Agricoltura del "cognato d'Italia" Francesco Lollobrigida, la Giustizia di Carlo Nordio, la Difesa di Guida Crosetto (anche se in piccolissima parte) e perfino la Cultura di Gennaro Sangiuliano, "killer" politico di Vittorio Sgarbi.
E' chiaro che nel mirino finiscono maggiormente quei dicasteri che hanno delle opere da portare a termine, come l'Ambiente dell'azzurro Gilberto Pichetto Fratin e, appunto, i Trasporti, ma perfino ministeri come gli Esteri, le riforme istituzionali, il Lavoro e il Welfare, il Made in Italy e gli Affari regionali/autonomia sono finiti sotto la mannaia del "terrore Fitto".
Che però va benissimo a Meloni perché finora il Pnrr è stata oggettivamente una sfida vinta dal governo. Sembrava impensabile poter rivedere i progetti e avere i soldi in tempi rapidi e invece Fitto ci è riuscito. Ed è per questo che Meloni come commissario europeo dopo le elezioni dell'8-9 giugno sceglierà quasi certamente Adolfo Urso (smentita categoricamente l'ipotesi Giorgetti sia dalla Lega sia da fonti vicinissime al titolare del Mef) e non Fitto. Il motivo? Deve continuare a fare (bene) il suo lavoro sul Pnrr. Deve continuare a essere il "terrore Fitto".