Governo rimpasto ministri: chi resta, chi rischia, chi arriva (sorprese). Nomi

Governo rimpasto ministri: dibattito dietro le quinte nella maggioranza per il dopo elezioni europee

Di Alberto Maggi
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(foto Lapresse)
Politica

Governo rimpasto ministri: i diversi scenari

 

Nessuno nella maggioranza osa pubblicamente parlare di rimpasto di governo dopo le elezioni europee del 9 giugno 2024, ma dietro le quinte la discussione è molto calda e i partiti della coalizione di Centrodestra lavorano su vari scenari. Tutto ovviamente dipenderà dall'esito delle urne e dal confronto di ogni singola forza politica con il risultato delle elezioni per il Parlamento del settembre 2022.

Per Giorgia Meloni ci sono caselle e nomi intoccabili, qualunque siano i risultati, e sono certamente Guido Crosetto alla Difesa, Raffaele Fitto agli Affari Ue e al Pnrr e Francesco Lollobrigida alle Politiche Agricole (che proprio stamattina ha annunciato di non candidarsi alle Europee). Per la Lega i punti inamovibili sono, oltre a Matteo Salvini vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Giancarlo Giorgetti all'Economia e Roberto Calderoli all'autonomia. Per Forza Italia, oltre ad Antonio Tajani intoccabile come vicepremier e titolare della Farnesina, vengono considerati 'salvi' dall'eventuale rimpasto, anche in caso di percentuali deludenti, Elisabette Casellati alle Riforme e Anna Maria Bernini all'Università.

Ora vediamo gli scenari. Se Fratelli d'Italia dovesse fare il botto e superare il 30% ai danni degli alleati toglierebbe un dicastero alla Lega e uno a Forza Italia. Via Giuseppe Valditara dall'istruzione e al suo posto Paola Frassinetti e in uscita anche Gilberto Pichetto Fratin da Ambiente ed Energia con l'arrivo di Galeazzo Bignami, attuale vice di Salvini al Mit.

Nel caso in cui invece la Lega ottenesse un buono o ottimo risultato le cose sarebbe molto diverse, ovviamente con un calo di FdI e azzurri. Salvini resterebbe al Mit ma il vero colpo di scena sarebbe la promozione a ministro dell'interno di Nicola Molteni, attuale sottosegretario al Viminale molto vicino al vicepremier leghista. D'altronde, Matteo Piantedosi, pur essendo stato capo di gabinetto con Salvini nel Conte I proprio al Viminale, ha un po' deluso il Carroccio. Troppo morbido sull'immigrazione e troppo schiacciato e messo in ombra da Palazzo Chigi e in particolare dal sottosegretario Alfredo Mantovano. Per la Lega un eventuale, non escluso, exploit oltre il 12% (Salvini sogna il 15) porterebbe alla richiesta di far tornare Massimo Garavaglia al Turismo al posto della contestata Daniela Santanchè, che certamente Meloni non difenderebbe a spada tratta. Non solo. Obiettivo della Lega è anche il dicasteri dell'Ambiente e dell'Energia per il quale è pronto Edoardo Rixi, attuale sottosegretario di Salvini.

E Forza Italia? Nell'ipotesi in cui funzionasse la strategia centrista di Tajani, aggregando Udc, Noi Moderati e altre forze centriste in una sola lista alle Europee, Letizia Moratti, da poco tornata nel partito fondato da Silvio Berlusconi, prenderebbe il posto di Valditara all'istruzione e se proprio ci fosse un risultato importante (doppia cifra) l'ex capogruppo alla Camera Alessandro Cattaneo andrebbe al Turismo al posto di Santanchè. In Forza Italia però in molti temono che un pessimo risultato, al contrario, metta a rischio anche la poltrona di Paolo Zangrillo (Pubblica Amministrazione).

Per la premier Meloni, infine, comunque vadano le Europee, sono assolutamente intoccabili i suoi sottosegretari a Palazzo Chigi. Partendo ovviamente dal fedelissimo e plenipotenziario Giovanbattista Fazzolari.