GPA (gestazione per altri), chi si scaglia contro il reato universale guarda il dito e non la luna

Il dibattito sulla GPA in Italia rivela contraddizioni profonde, tra divieti nazionali e pratiche consentite all'estero

di Fabio Massa
Politica

GPA (gestazione per altri), chi si scaglia contro il reato universale guarda il dito e non la luna

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C'è qualcosa che non capisco. Parliamo di surrogazione di maternità, o di GPA (gestazione per altri). Per spiegare quello di cui stiamo parlando, è la pratica per la quale una coppia (etero oppure omosessuale è indifferente) effettua un concepimento in vitro con i propri spermatozoi e/o i propri ovuli, per poi impiantare l'ovulo fecondato in una donna che porta in grembo il figlio della coppia, al quale non apporta materiale genetico, lo partorisce, e poi lo consegna immediatamente, separandosene. Secondo la corte costituzionale italiana, che si è espressa sul divieto introdotto nella legislazione italiana, questa pratica di surrogazione "offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane". Dice, la Corte Costituzionale, quindi non un gruppo di pericolosi fascisti, che la donna non è uno strumento per procreare per altri. Ovviamente fatta la legge trovato l'inganno: ci sono coppie che vanno all'estero per effettuare la GPA. Quindi, per capirci: si recano i Stati in cui è consentita, pagano una donna, impiantano l'ovulo fecondato, questa lo porta in grembo per 9 mesi e infine al momento del parto gli levano immediatamente il bimbo e lo crescono come proprio figlio. In Italia è vietato da 7 anni, in alcuni posti all'estero è consentito.

Non si può fare la legge e trovare l'inganno

La situazione è questa, e ha un corollario: queste coppie poi arrivano in Italia con il bimbo così concepito e partorito, e ne chiedono il riconoscimento. Anche qui arrivano i giudici della Cassazione, che nel 2019 ha negato a una coppia di uomini la possibilità della trascrizione anagrafica. Poi la questione si complica e non la indaghiamo ulteriormente. Rimane il punto: l'Italia ieri non ha cambiato la propria legislazione, che già prevedeva il divieto da oltre 7 anni, ha semplicemente detto che se in Italia è vietato e uno va a fare questo reato all'estero, può essere comunque perseguito. In pratica: non si può fare la legge e trovare l'inganno. Chi ne fa una questione ideologica dovrebbe abolire la legge che lo vieta in Italia, se lo ritiene. Scagliarsi contro il reato universale è come guardare il dito e non la luna.

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