Green Pass Università: è obbligatorio anche per fare gli esami da casa

Per il ministero dell'Università il virus si trasmette anche via schermo. Il non senso della procedura imposta a studenti e docenti. Le proteste...

di Antonio Amorosi
Politica
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Sul sito del ministero dell'Università e della Ricerca, https://www.mur.gov.it/it, viene pubblicato un vademecum su come applicare il decreto che rende obbligatorio il Green Pass negli Atenei e che varrà anche per sostenere gli esami da remoto.

Il titolo è “Green Pass obbligatorio per attività in presenza per Università e Afam”. Quindi è obbligatorio il Green Pass per le attività in presenza? Non proprio, varrà anche per chi deve sostenere gli esami da casa, è scritto esplicitamente. E lo si comprende andando a spulciare il vademecum (pagina 26) che il sito del ministero pubblica online. Una discriminazione bella e buona e senza alcun senso scientifico. 


 

Nella storia, per molto meno, gli studenti universitari hanno dato alle fiamme le città. Nel 1321 a Bologna per una vicenda di profonda ingiustizia e d'amore tra due studenti (Jacopo da Valenza e Giovanna Zagnoni) si scatenò la sommossa e il boicottaggio dell'intera città che si risolse solo con l'intervento del Papa, all'epoca Giovanni XXII. Le rivolte e le emigrazioni da Bologna come protesta contro il caro affitto sono state lo spartiacque dell'epoca medioevale, così come gli scioperi cruenti a Parigi nel 1229, a Oxford nel 1335, per contestare le imposizioni cittadine, per non parlare dei tumulti in tutto il mondo nel '68 del secolo scorso.

 

Ricapitoliamo. Dopo l'uscita in Gazzetta Ufficiale del decreto-legge del 6 agosto “Misure urgenti per l’esercizio in sicurezza delle attività scolastiche, universitarie, sociali e in materia di trasporti ”si ribadisce“ il principio dello svolgimento prioritariamente in presenza delle attività didattiche e curriculari, così come la possibilità per le Università di adottare piani di organizzazione della didattica e delle attività curriculari”.

Quindi docenti, studenti, personale didattico e affini “dovranno possedere ed esibire il Green Pass previsto dall’art. 9 del decreto-legge 22 aprile 2021”. “La certificazione verde COVID-19 attesta o lo stato di avvenuta vaccinazione contro il SARS-CoV-2 o la guarigione dall’infezione o l’effettuazione di un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo al virus SARS-CoV-2. L’obbligo di Green Pass non si applica alle persone che, con certificazione medica, risultano esentate dalla campagna vaccinale”. Ma attenzione già al passaggio successivo: “Il mancato rispetto di questa disposizione da parte del personale universitario e AFAM verrà considerato assenza ingiustificata e, dal quinto giorno di assenza, è prevista la sospensione del rapporto di lavoro con la retribuzione o qualsiasi altro emolumento”. Quindi chi lavora all'Università e non ha il Green Pass rischia di perdere il posto. Si spiega che le verifiche verranno effettuate a campione.

Ma ecco la questione. Il ministero a supporto del discorso pubblica sul suo sito un vademecum accurato de L'Università degli studi di Trieste che spiega come il Green Pass valga anche per sostenere gli esami non in presenza.

Forse il virus si trasmette anche via schermo? A noi non risulta. E non c'è traccia di tale ipotesi in nessuna ricerca scientifica mondiale (sic!).

L'Università degli studi di Trieste scrive così a pagina 26: “In tutti i casi, sia che gli esami siano svolti in presenza o da remoto, gli studenti sono tenuti al possesso della certificazione verde o di analogo documento previsto nel presente Protocollo. I docenti della commissione d'esame hanno titolo e sono tenuti a verificare, anche a campione, il possesso della certificazione verde, in formato digitale o cartaceo, la cui validità può essere verificata mediante l'applicazione VerificaC19 del Ministero della Salute. Nel caso di esami svolti da remoto, le disposizioni indicate nel paragrafo precedente si applicano a partire dal 3 ottobre 2021”.

Se vi fossero dubbi il paragrafo precedente a cui fa riferimento la nota è questo: “Considerato che, in tutti i casi in cui gli esami si tengano in presenza, deve comunque essere garantita la possibilità di svolgimento in remoto su richiesta motivata del singolo studente, gli studenti devono, a questo scopo inserire, nel campo Note del modulo di prenotazione online agli appelli d’esame in Esse3, un’autodichiarazione contenente le motivazioni della richiesta che devono essere dipendenti da: i) motivi di tipo sanitario legati all’emergenza in corso (tra queste motivazioni non è previsto il mancato possesso della certificazione verde);

ii) impossibilità a spostarsi dalla loro residenza in virtù delle restrizioni legate all’emergenza;

iii) impossibilità a uscire da regioni diverse da quella della sede del proprio corso di studi;

iv) aver frequentato le lezioni dell’insegnamento in questione per l’intero semestre in remoto così come concesso dall’Ateneo”.

Quindi anche per svolgere gli esami da remoto è obbligatorio il Green Pass. Il documento integrale è consultabile qui .

Visto che il provvedimento verrà applicato in tutti gli atenei italiani non tutti i professori e gli studenti sono rimasti con le mani in mano.

Una dozzina di docenti, un gruppo di dipendenti e un centinaio di studenti universitari di Palermo si sono dichiarati contro l'obbligatorietà del Green Pass all'Università. “Non siamo contro il vaccino e non chiamateci no vax”, ha spiegato alla pagina locale de La Repubblica il professore associato di marketing alla facoltà Economia dell'Università di Palermo Gandolfo Dominici, “il vaccino non previene i contagi, soprattutto con la variante Delta, come dimostrano gli ultimi dati, le notizie da Israele e le stesse dichiarazioni e l'infettivologo americano Fauci: il tampone è molto più sicuro e chiediamo che sia gratuito per chi deve accedere all'Università”. Ma sembra che il governo non abbia alcuna intenzione di seguire questa strada. Molto più facili le misure autoritarie: meglio il Green Pass nella versione italiana, che da strumento europeo per evitare il contagio e favorire i trasporti si è trasformato in mezzo dispotico, come hanno scritto i filosofi Massimo Cacciari e Giorgio Agamben.

“Il mondo della scuola ha reagito con responsabilità alla campagna di vaccinazione”, ha spiegato il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi. Ma più che responsabilità la reazione sembra il frutto di un ricatto e di un'imposizione.