Grillo, cinese che non conta nulla. Un vecchio comico in disarmo che...

Conte gli ha soffiato il poco che gli era rimasto di partito

Di Giuseppe Vatinno
Politica

Grillo e i cinesi. Un vecchio comico in disarmo che canta alla luna di Ostia la sua nenia del tempo perduto

 

Beppe Grillo, irrughito ed invecchiato - pare Gloria Swanson in Viale del tramonto - si è presentato alla festa di insediamento del nuovo ambasciatore cinese in Italia Jia Guide che ha fatto così il primo passo falso della sua carriera romana. Non ha rinunciato allo sketch consigliandogli un palloncino bianco che dice di aver abbattuto nei cieli liguri, proprio sopra la sua abitazione.

Una battuta fuori luogo – non ha riso nessuno - che ha imbarazzato il nuovo ambasciatore ed ha regalato una nuova figuraccia dell’Italia a livello internazionale. Ma Grillo è così. È la cattiva coscienza dell’Italia populista, superficiale e menefreghista che purtroppo ha governato il Paese per cinque anni per poi sciogliersi come neve al sole in una sorta di revival della traiettoria dell’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini.

L’Italia è così. Confonde sovranismo con populismo e dà fiducia a vecchi comici da avanspettacolo e ne sappiamo qualcosa con l’altro epigone di Grillo e cioè con quel comico Zelensky che sta conducendo il mondo verso una Terza Guerra Mondiale Nucleare.

Nessuno si è accorto che Zelensky non vuole la pace perché perderebbe tutto il suo potere. Da sconosciuto cabarettista in procinto di andare a processo per corruzione a Signore del Mondo. I miracoli del populismo. I miracoli dell’isomorfismo abeliano. E meno male che di quello nostrano ce ne siamo liberati ché ormai i fu Cinque Stelle sono diventati un mostricino molliccio e polimorfo in mano al mago di Oz, Giuseppe Conte, che oltretutto ha proprio Grillo alle sue dipendenze con tanto di “stipendio”, non dimentichiamoci infatti che lui è Genovese e al Soldo ci tiene, anche che chiacchiere francescane.

Grillo ha lasciato rovine e devastazioni dietro di se. Basti pensare a Roma dove dopo cinque anni della Raggi, alla sua sconfitta –è arrivata clamorosamente ultima- ci sono state scene di gioia popolare che non si vedevano dall’entrata degli americani nell’ultimo conflitto. Roba di Istituto Luce. Il suo attuale spettacolo “Io sono il peggiore” – il titolo percula ulteriormente il popolo martire italiano - è un grande flop di botteghino e se non ci fosse Conte a dargli i soldini ora sarebbe a pane e cipolla. Dicevamo però dei cinesi.

Ha voluto Grillo, per una volta, forse l’ultima, riassaporare i fasti del passato quando lo invitavano veramente ai party alle ambasciate e c’era la “via della seta” dell’allora fido Di Maio ad unire Genova, Roma e Pechino. Ora Grillo non conta più niente. Conte gli ha pure soffiato il poco che gli era rimasto di partito. Un vecchio comico in disarmo che canta alla luna di Ostia la sua nenia del tempo perduto. La sua vicenda umana e politica deve far riflettere sui pericoli del populismo, questo infido mostro che solletica gli istinti peggiori della società senza alcun piano, senza alcun costrutto e che lascia dietro di sé solo macerie fumanti. Si veda materialmente quello che accade a Kiev, in questo giorno dell’anniversario dell’inizio della guerra tra Russia ed Ucraina. Lì macerie fumanti qui macerie politiche.

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