Classifica leader, il 2023 l'anno di Meloni. Secondo Tajani con FI

Il bilancio politico dell'anno che si chiude. Al terzo posto, insieme, Schlein, Conte e Salvini

di Alessandro Amadori, politologo e sondaggista
Giorgia Meloni
Politica

Calenda e Renzi ancora penalizzati dalla rottura. Meloni e il progetto politico di dare vita a un nuovo “partito della nazione”

Il 2023 sta per finire, ed è tempo di bilanci. Come sono andati partiti e leader? Partiamo dal governo. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si mantiene su un 42% di fiducia (fonte: Istituto Piepoli) e soprattutto il suo partito, Fratelli d’Italia, ha un’intenzione di voto stabilmente collocata fra il 29 e il 30 per cento. Se teniamo conto che, alle europee di quattro anni fa, FdI aveva ottenuto appena il 6,5%, ci rendiamo conto che il 2023 è stato sicuramente l’anno di Giorgia Meloni. Dopo aver vinto le elezioni del 2022, è riuscita a insediare un governo che appare stabile e che sta cominciando a radicarsi nel sistema di potere e nella stessa cultura popolare nazionale. 

Tra i leader più apprezzati dagli italiani oggi troviamo sicuramente Antonio Tajani, leader di Forza Italia e ministro degli Esteri nel governo Meloni, con un gradimento del 33% circa. Tajani ha svolto un ruolo di mediazione tra le diverse componenti della maggioranza e ha rappresentato l’ala più moderata ed europeista del centro-destra. Ha anche contribuito a rilanciare Forza Italia, che ha guadagnato consensi e si attesta fra il 7 e l’8 per cento delle intenzioni di voto. Se teniamo conto del fatto che, nel frattempo, è scomparso Silvio Berlusconi, va riconosciuto a a Tajani di aver gestito con saggezza una situazione politica piuttosto complicata.

Se Meloni e Tajani vanno messi sulle prime due posizioni del podio 2023, a chi potrebbe andare il terzo posto? La risposta a questa domanda non è facile, dal momento che le altre tre principali forze politiche non hanno mostrato cambiamenti significativi nelle performance dalle elezioni del 2022 a oggi. Il Pd di Elly Schlein oscilla fra il 19 e il 20 per cento, il M5S di Giuseppe Conte fra il 16 e il 17, mentre la Lega non si muove significativamente da quota 9.

Per molti aspetti, questi tre leader andrebbero messi ex aequo al terzo posto, perché i loro posizionamenti politici appaiono ancora incerti. Schlein non ha ancora impresso una vera svolta al Pd, rispetto alla segreteria precedente, e il suo partito è a metà del guado fra l’essere un partito di establishment e il poter diventare un partito più movimentista. Conte era partito bene dando l’impressione di poter superare nei consensi proprio il Pd, ma da alcuni mesi ormai la sua corsa al sorpasso si è esaurita. Infine, Matteo Salvini ha sì trovato un nuovo movimentismo personale nel ruolo di ministro delle Infrastrutture, ma non è chiaro su quali temi distintivi la Lega giocherà la sua partita politica nei prossimi mesi e anni, a partire dall’importante appuntamento delle elezioni europee di primavera. Comunque, proprio per il suo ritrovato movimentismo, possiamo dare il terzo posto a Salvini.

Per il centro e la sinistra-sinistra il bilancio è più critico. Matteo Renzi e Carlo Calenda risentono ancora dell’effetto negativo della rottura del loro progetto politico, con il conseguente calo di credibilità. Sinistra Italiana e Verdi non sono ancora riusciti a trovare il modo di intercettare l’area del disagio economico-sociale, che anche in Italia sta crescendo. E +Europa, ovunque la si voglia collocare, non ha fatto mosse che possano portare a una crescita della sua nicchia elettorale.

In definitiva, il 2023 è stato sostanzialmente un anno di consolidamento dei risultati elettorali del 2022, e si è caratterizzato di fatto prevalentemente per l’ascesa del personaggio di Giorgia Meloni e per il suo ormai sempre più evidente progetto politico di dare vita a un nuovo “partito della nazione”.

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