Meloni vuole governare l’IA direttamente da Palazzo Chigi. Il piano

Ma il Garante della Privacy ha espresso il parere che il controllo sulle applicazioni dovrebbe essere affidato a un'autorità indipendente

di Redazione
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Meloni vuole governare l’IA: il piano

L’obiettivo del governo è presentare una normativa all'interno del G7 che regoli l'IA prima di qualsiasi altra nazione. È forse per questo motivo che da diverse settimane si discutono varie bozze di disegno di legge su questo tema, che sembrano essere proposte per testare il terreno e valutare le reazioni, ma che non arrivano mai a una conclusione concreta. Il Fatto Quotidiano riporta che l'ultima menzione del cosiddetto disegno di legge fantasma è stata fatta dal sottosegretario di Palazzo Chigi, Alfredo Mantovano, durante il G7 sulla Privacy.

Il Garante della Privacy ha espresso il parere che il controllo sulle applicazioni dovrebbe essere affidato a un'autorità indipendente anziché all'Agenzia per la cybersicurezza dell'avvocatura. Si vedrà come andrà a finire, ma finora c'è una sola cosa certa: il governo intende assegnare la promozione e il controllo dell'Intelligenza Artificiale in Italia a due agenzie che sono direttamente controllate dal governo stesso. In pratica, si sovrappongono il controllore e il controllato, come spesso accade nella tradizione italiana.

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Il problema è stato sollevato per la prima volta qualche settimana fa dal Garante della Privacy, Pasquale Stanzione, che ha osservato, senza fare nomi diretti ma con diversi indizi, che affidare la supervisione delle questioni legate all'IA all'Agid (Agenzia per l'Italia Digitale) e all'Acn (Agenzia per la cybersicurezza) potrebbe non essere la scelta migliore per garantire un giudizio indipendente. La nota, seguita da un lungo silenzio, ha suggerito che sarebbe meglio affidare la questione a un'autorità indipendente rispetto al governo. Il motivo è chiaro: lo Stato dovrebbe regolare e sorvegliare se stesso e l'uso che fa dell'Intelligenza Artificiale, specialmente nelle forze di intelligence e di polizia. Inoltre, l'IA sarà coinvolta nella gestione dei servizi pubblici, della sanità, delle imposte e delle relazioni con le imprese.

C'è anche il sospetto che questa decisione possa essere stata presa per portare la materia sotto il controllo diretto di Palazzo Chigi, per escludere altri contendenti come il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Il futuro disegno di legge rischia di suscitare l'indignazione di Bruxelles, dato che in pratica cerca di regolamentare ciò che è stato appena normato dalla Commissione Europea con il regolamento sull'Intelligenza Artificiale, noto come "Ai Act". Non è necessario redigerne un altro. Inoltre, la bozza di legge propone di escludere l'industria dell'UE dal processo di e-procurement della Pubblica Amministrazione italiana. Allo stesso tempo, vengono proposte norme per disciplinare l'applicazione dell'IA nella sanità e nell'impiego degli algoritmi per la ricerca di lavoro.

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Viene anche proposta la creazione di una Fondazione per la ricerca industriale sull'IA, con il contributo della Presidenza del Consiglio, del Ministero dell'Economia e del Ministero dell'Università. La Fondazione può essere finanziata sia da enti pubblici che privati e ha il compito di favorire il trasferimento tecnologico e lo sviluppo dell'IA. Tuttavia, l'idea di una fondazione solleva dubbi sulla trasparenza delle decisioni, specialmente considerando che in passato una formula simile è stata criticata per la sua opacità.

Infine, la bozza di legge considera l'uso dei sistemi di Intelligenza Artificiale come un'aggravante per una serie di reati già presenti nel codice penale. Questo sembra un controsenso rispetto all'obiettivo di favorire la diffusione dell'IA. Tutto ciò solleva questioni importanti sul futuro della regolamentazione dell'IA in Italia.