Impegno Civico:Di Maio candidato, gli altri trombati. Liste vuote per Luigino?
Il Pd garantisce solo Di Maio e Tabacci. Tutti trombati gli altri. I 62 transfughi dei 5 Stelle che hanno seguito Luigino non vogliono firmare le candidature
“Cercasi candidati disposti a farsi ‘trombare’”. Di Maio, Tabacci ma anche la Bonino se la passano benino ma i loro seguaci no. Il Pd garantisce solo i tre leader. A rischio anche Laura Castelli, Vincenzo Spadafora e Manlio Di Stefano
“Cercasi candidati disposti a farsi ‘trombare’”. Non è un annuncio di Secondamano ma la situazione drammatica che stanno vivendo alcune creature politiche che appoggiavano il governo Draghi, in primis Impegno Civico nata dalla creatività del ministro degli Esteri, ex capo politico del M5S Luigi Di Maio e dall’eterno e multiforme Bruno Tabacci.
“Sono molto contento di poter annunciare l'accordo raggiunto per andare insieme nella parte degli uninominali della legge elettorale”, ha detto ieri il segretario del Pd Enrico Letta, “abbiamo convenuto una relazione fra noi di 92 a 8 per cento. L'interesse di tutti noi è il successo della lista di Impegno Civico. Il rapporto che lega Pd e Impegno Civico è un rapporto intenso. Siamo stati la parte del Parlamento e del governo a sostegno della continuità dell'esecutivo. Mi sento di poter dire che c'è un ragionamento sul futuro”.
Un rapporto così intenso che ha mandato fuori di testa i 62 fuoriusciti dai 5 Stelle che hanno seguito Luigi Di Maio abbandonando Giuseppe Conte. Il rumors che arrivano dagli ambienti di Impegno Civico, confermati da quelli del Pd, è che non c’è trippa per gatti: con una riduzione così radicale dei parlamentari, 345 in meno, solo le prime donne avranno un posto sicuro. Il Pd ha pochi collegi sicuri, principalmente in Emilia Romagna e Toscana e deve “garantire i suoi”. Luigi Di Maio è personalmente nelle grazie degli ambienti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e per questo lo è diventato in quelle del Pd.
Nella giornata di ieri quasi nessuno dei 62 fuoriusciti dai 5 Stelle voleva firmare la propria candidatura, per entrare in una compagine che a settembre avrà scarsa o nessuna possibilità di eleggere parlamentari.
In queste ore sono a rischio anche i superfedelissimi di Luigino, Manlio Di Stefano, sottosegretario di Stato al ministero degli affari Esteri nei governi Conte I e II e nel governo Draghi, Laura Castelli sottosegretaria nel Conte I e viceministro dell'Economia e delle Finanze con gli altri due governi successivi, Vincenzo Spadafora, sottosegretario di Stato e poi ministro con il Conte II.
Se Impegno Civico, come è prevedibile, mostrasse di essere un flop elettorale i leader Di Maio e Tabacci raccoglieranno poco: saranno semplici parlamentare o giù di lì con una bassa capacità di garantire incarichi.
Da qui nasce la crisi. Come trovare allora nuovi candidati? Ancora non si sa. Le trattative sono in corso con i 62 fuoriusciti. Ma bisogna fare in fretta, il 21 agosto, termine ultimo per la presentazione delle liste definitive è vicino.
Di Maio non è solo a vedersela maluccio nel cercare candidati collegio per collegio. Nella medesima situazione sarebbe lo stesso Tabacci, a corto di attivisti disposti a immolarsi per la causa e a sorpresa anche Emma Bonino di +Europa. La compagine ha come base il Partito Radicale e quindi non una difficoltà così estrema a reperire militanti, vista l’esistenza di una forza strutturata e la presenza di Radio Radicale che consente la continuità di un progetto. Ma il piatto piange anche per loro nel ricambio dei militanti, dopo la scomparsa di quell’istrione che era Marco Pannella: il respiro corto si sta facendo sentire tutto.
“Grazie al MoVimento 5 Stelle il taglio dei parlamentari è realtà”, aveva annunciato sul blog di Beppe Grillo Vito Crimi all’approvazione della riforma. Hanno in pratica tagliato il ramo dove erano seduti oltre a ridurre rappresentanza agli elettori.
Gli ormai ex fratelli di Di Maio, i 5 Stelle, vivono sulle candidature il suo medesimo dramma, ma per un motivo diametralmente opposto: un eccesso di candidati. Il numero dei parlamentati si è ridotto drasticamente, causa il crollo di consensi e della riforma costituzionale (quindi si sono ridotte le quote di eleggibili) ma dall’esterno i militanti di base premono per potersi candidare e sostituire gli attuali parlamentari. Se ce l’ha fatto lui perché non posso farcela io!?