In Onda, Molinari attacca il Cdx: "Meloni post-fascista e Salvini radioattivo"

Gli italiani ormai sono abituati: quando il giornalista parte con una delle sue tiritere in televisione, l'ora di andare a dormire si fa sempre più vicina

Di Giuseppe Vatinno
Maurizio Molinari
Politica
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In Onda, il soporifero Molinari attacca Meloni e Salvini su La7

Quando l’immagine di Maurizio Molinari compare sugli schermi televisivi di “In onda” (su La7) l’Italia si addolcisce, come se una nonnina premurosa le regalasse un biscottino al rosolio. Sa che è arrivata l’ora della nanna. Luca Telese che – in tanti anni di professione - è aduso ormai a tutto piroetta scaramanticamente sulla sua sedia girevole mentre Marianna Aprile cerca conforto nella sua laurea in Antropologia per capire da dove possa provenire geneticamente il Molinari. Lo fa nel suo stile pugliese pacato e sobrio che non rinuncia a mostrare grazie estive inaspettate ed uno strano tatuaggio in alto sul braccio destro, che pare un mandala junghiano.

Quando il direttore di Repubblica parte con il suo intervento un profondo torpore scende in studio e nelle case dei telespettatori, complice anche l’ora inoltrata e le luci soffuse. L’atmosfera è quella di uno sceneggiato Rai in bianco e nero degli anni ’70, di quelli in cui uno splendido Paolo Stoppa ci spiega perché ha sospetti sul maggiordomo. L’uomo dalla palpebra perennemente abbassata ha un eloquio lento, pastoso, impastato, un vocione che pare quello di Giuliano Ferrara dopo aver preso una spruzzatina di gas esilarante che ne ha rese appena meno gravi le corde vocali provate da anni di tentativi di parlare inglese con la Cia.                                                                                               

Ma dietro l’ipnotica cantilena il suo è un piano che rivela una fastidiosa programmazione da liceale ingrifato: prima infatti parla di banalità gassistiche manco fosse l’inquietante Davide Tabarelli: “Oggi la Germania ha mandato un segnale di apertura alla proposta di Mario Draghi del tetto al prezzo del gas in Europa, la Commissione di Ursula von der Leyen ha preannunciato una proposta al Consiglio europeo. Tutto questo può rassicurare i consumatori italiani e conferma che la linea vincente dell’Italia in Europa è quella di uno stretto raccordo con gli altri paesi europei, al punto tale che Draghi sta guidando sul tetto del gas in Europa, anche se deve guidare il nostro Paese solo per gli affari correnti”.

E poi affonda sulla politica perché il suo contratto lo prevede: “Con Giorgia Meloni premier questo (ndr: cioè la stima che gode Draghi) potrà continuare ad avvenire? È un legittimo interrogativo. Le sue competenze e le sue esperienze sono inferiori a quelle di Draghi, ma c’è anche un grande sospetto nei confronti del suo partito, soprattutto a Parigi e a Berlino, per via dei legami e della definizione di una parte del suo elettorato, che si definisce post-fascista. Post-fascista per Macron significa alleato di Marine Le Pen, quindi avversario politico identitario della Repubblica francese.

È poi molto molto difficile immaginare che un cancelliere tedesco stringa la mano ad un leader politico che si definisce post-fascista. Se Meloni vincerà le elezioni si troverà in Europa davanti a delle obiezioni che hanno a vedere con l’identità europea di questi paesi. Sarà per lei una sfida molto delicata e difficile da vincere, ovviamente può affrontarla”. 

Ecco la tecnica da manuale Tupamaros di Molinari: stordire definitivamente lo spettatore già mezzo addormentato con considerazioni su Ursula e poi attaccare la solita tiritera del “fascismo”. Poi, ha un guizzo da tesina di geo-politica da terza media e fa il collegamento logico sul fatto che Macron identificherebbe subito la Meloni con la sua nemica storica Marine Le Pen e quindi “non le stringerebbe la mano” gettando nello sconforto milioni e milioni di italiani che a quella stretta avevano affidato tutte le loro residue speranze di una Italia migliore.

In tutto questo, presa dall’eccitazione, la palpebra di Molinari si alza un poco, come una saracinesca di un negozio di quartiere mezza aperta la domenica sera, fuori orario. Ma poi la tendenza naturale aristotelica dei corpi a precipitare ha di nuovo la meglio e si riabbassa, tranquillizzando lo spettatore che il corso della Natura è sempre lo stesso. Ma non contento Molinari ha un altro guizzo da tesina scientifica di Fisica, sempre da terza media, e dice che “Salvini è radioattivo” mentre i tecnici lo stanno già sfumando perché vogliono andare a casa che lo spaghetto li attende. L’effetto è quello della voce di Enea che si perde scendendo nell’Ade e il faccione di Molinari sparisce lentamente un po’ come il gatto del Cheshire in Alice.

Dalla agenzia atomica europea prendono atto di questa strana proprietà del leader padano e partono i controlli a tappeto per vedere se Matteo ha lasciato qualche particella alfa in giro per il Vecchio Continente, mentre Molinari sorride sornione e finalmente anche l’altra palpebra gli cade come del resto quelle di tutti gli spettatori e il sonno benefico avvolge lo studio tutto.