Inchiesta Reset, dal Pd schiaffi al procuratore Gratteri dopo il maxi blitz
'Ndrangheta, maxi-blitz a Cosenza, indagati anche 3 politici. Attacchi di una parte del Pd al procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri
Mega blitz contro le cosche a Cosenza, l’indagine coinvolge anche politici. E parte del Pd attacca il magistrato: “Vuole seguire la legge o essere la legge?”
Tutto inizia con l’inchiesta Reset della DDA di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri, che ha ordinato l'esecuzione di misure cautelari nei confronti di 202 persone (139 finite in carcere, 51 ai domiciliari, 12 sottoposte a obbligo di dimora) ritenute parti o collegate ai gruppi di 'ndrangheta cosentini, con alcuni indagati accusati di scambio politico-mafioso. L’inchiesta riguarda sette gruppi che si spartiscono gli affari illeciti a Cosenza.
Nell’inchiesta finiscono anche il sindaco di Rende Marcello Manna, noto avvocato e cassazionista (tra le altre cose è stato presidente di Anci Calabria, tra il 2001 e il 2006 ha fatto parte della Commissione studi sulla riforma del Codice penale, ha collaborato con Nomisma) e l’assessore Pino Munno, entrambi posti agli arresti domiciliari come indagati. Nell’indagine finisce anche l’assessore ai Lavori Pubblici di Cosenza Francesco De Cicco, il Comune è a guida Pd (centro-sinistra), anche lui ai domiciliari. Tutti da ritenersi innocenti fino a prova contraria, ovviamente.
Un’operazione a 360 gradi, supportata anche da una mole importante di intercettazioni, “forse è la più estesa indagine su Cosenza”, ha spiegato Gratteri nel corso della conferenza stampa “e riguarda un’associazione mafiosa, un’associazione finalizzata al traffico di droga e tutti reati caratteristici della criminalità organizzata, quindi estorsioni, usura e anche rapporti con la pubblica amministrazione. Sono indagati anche tre professionisti”.
Alle domande dei giornalisti presenti il magistrato ha spiegato perché non potesse illustrare i dettagli dell’inchiesta, riferendosi alla legge che impone alle toghe di non poter parlare con i cronisti: “La stampa ha potere, chiedete ai vostri editori di dire ai politici di cambiare la legge, ma finché non cambia non intendo essere né indagato né sottoposto a procedimento disciplinare”. Il discorso del procuratore riguarda l’attuazione della direttiva sulla presunzione d'innocenza che azzera una parte dei rapporti tra toghe e stampa, impedendo a questi ultimi di conoscere i dettagli delle inchieste. La norma fa sì che i rapporti con gli organi di informazione avvengano tramite atti formali, comunicati ufficiali oppure, nei casi di particolare rilevanza pubblica dei fatti, tramite conferenze stampa.
Il riferimento del magistrato non è piaciuto a tutti. Durante la presentazione delle liste Pd per le politiche è intervenuta la parlamentare uscente Enza Bruno Bossio come riportato da Il Quotidiano del Sud.
“Giovedì, a seguito del blitz coordinato dalla Dda, tutta la politica ha applaudito il procuratore, certo, chi non è contro la mafia. Ma leggere sui quotidiani titoli come ‘Sgominate le cosche’ con a corredo le foto di tre politici significa ledere diritti, nonché la capacità di amministrare”. Ed ha aggiunto: “A questo proposito mi piace sottolineare quanto ripotato da ‘Il Foglio’: Gratteri dapprima ha convocato una conferenza stampa per spiegare i dettagli dell’operazione, poi l’ha sconvocata a causa della legge di Enrico Costa di Azione sulla presunzione di innocenza, attaccandola, e poi l’ha nuovamente convocata, dando contro al mondo politico. Io mi chiedo se Gratteri voglia seguire la legge o essere la legge. Perché, diciamolo, anche la mafia vuole essere la legge, mentre il Pd, che è contro le cosche, vuole difendere lo stato di diritto”.
Applausi in sala. Nella stessa direzione è intervenuta la candidata all’uninominale al Senato Francesca Dorato: “La magistratura dovrebbe essere un organo terzo. Noi non possiamo consentire ai giudici di creare precedenti che diventino legge, quando legge non sono”. Dopo la pubblicazione dei fatti succede un pandemonio tra le forze politiche, in pubblico ma soprattutto in privato, spiegano i ben informati.
La vicenda è talmente problematica che a seguito della resa pubblica del fatto, una nota firmata da Nicola Irto e Nico Stumpo (uomo forte del centrosinistra in Calabria), candidati capolista al Senato e alla Camera per il Partito democratico, ha ribadito la posizione di vicinanza del Pd al magistrato smentendo “categoricamente qualsiasi attacco al procuratore Nicola Gratteri e agli uomini di Stato che in questa operazione sono stati impegnati a tutela della legge”. E ancora: “L’interpretazione riportata dal Quotidiano del Sud è assolutamente distante da quella che è la posizione del Partito Democratico, unica forza politica ad aver espresso apprezzamento proprio per l’operato del procuratore Gratteri”.