Un paese di analfabeti funzionali, un futuro preoccupante

I livelli di analfabetismo funzionali sono diversi, variano dalla condizione di partenza e dal tipo di vita condotta a livello culturale

Di Fabrizio Fratus, sociologo
Politica

Tra i dati impressionanti delle analisi svolte nel nostro paese si evidenzia che una persona su 5 abbia come unico strumento di informazione e di conoscenza della realtà la televisione


Il nostro paese ha un tasso di analfabetismo funzionale molto alto. Ogni giorno 3 persone su 4 parlano di politica, lavoro, sport, religione e di qualsiasi altro argomento senza difficoltà apparente, ma in realtà ripetono quanto il loro cervello ha immagazzinato senza averne elaborato i concetti, in uno scambio di battute con un’altra persona. Infatti, non saranno in grado di ripetere quanto gli è stato appena commentato, non sono in grado di ricostruire il ragionamento appena presentato. Sono incapaci e non ne sono coscienti. La complessità della realtà oggettiva sfugge loro, riescono a percepire solamente alcuni semplici passaggi che vengono elaborati in modo soggettivo senza una reale capacità logica, razionale e riflessiva.

I livelli di analfabetismo funzionali sono diversi, variano dalla condizione di partenza e dal tipo di vita condotta a livello culturale. Meno formazione scolastica equivale a una maggiore possibilità di mancanza di comprensione del senso delle questioni affrontate, i fattori determinanti alla non comprensione di senso sono variabili e incidono in modo differente. Da civiltà della ragione siamo oggi divenuti una società delle emozioni come ha spiegato benissimo il filosofo Zygmunt Bauman nei suoi libri. Quanto sta succedendo è dettato molto dall’evoluzione della tecnologia che, semplificando moltissimo diverse azioni che necessitano di ragionamenti, contribuisce a diminuire le capacità logiche. Il processo è iniziato con l’utilizzo della televisione; facciamo un esempio semplice: prendiamo 100 persone e mettiamole di fronte a una tv a guardare i promessi sposi, nella stanza accanto altre 100 persone a leggere il capolavoro del Manzoni.

Nel primo caso le persone resteranno passive guardando la proiezione del film, il loro cervello guarderà e ascolterà senza creare praticamente nulla. Al contrario, i 100 lettori del libro, saranno portati a immaginare luoghi, personaggi, situazioni etc, creando pensieri nel proprio cervello, in modo differente l’uno dall’altro. Passiamo poi a una macchina come il navigatore, questo strumento ha diminuito diverse facoltà, se prima per viaggiare si dovevano conoscere strade (memoria) o si doveva essere in grado di comprendere le mappe sapendosi organizzare oggi, al contrario, digitato il luogo da raggiungere, si resta estranei ai luoghi dove si transita senza più nemmeno capire dove si giunge. Sono sempre meno le persone che collocano città da loro visitate nella regione di appartenenza e spesso nemmeno nel paese quando si esce dall’Italia.



Con l’arrivo dei cellulari prima e degli smartphone poi la situazione è degenerata in modo assoluto e le capacità dell’intelletto sono assolutamente diminuite: memoria, velocità di ragionamento, cultura (ben differente dall’informazione), capacitò organizzative… il cervello si è plasmato su immagini veloci predefinite dove i contenuti culturali sono di facile comprensione. Lo si può vedere in ogni settore: prendiamo la cucina, cioè la capacità di preparare da mangiare. Il paese Italia ha una grande tradizione e in tv certo non mancano le trasmissioni televisive dove si parla di cucina. Ma sappiamo che oggi la maggioranza delle persone sotto i 40 anni cucina, mangia piatti precotti, surgelati o consegnati dai delivery. La cucina è cultura, pensiero ed elaborazione e quindi complessità. Viviamo in un mondo dove la complessità viene abbandonata per la semplicità e la standardizzazione del tutto.

Quindi una capacità di analisi ridotta che sfugge dalla complessità. Tra i dati impressionanti delle analisi svolte nel nostro paese si evidenzia che una persona su 5 abbia come unico strumento di informazione e di conoscenza della realtà la televisione. Non legge libri, non legge giornali, non ascolta musica, non va al cinema, non conosce il teatro e conduce una vita sociale ripetitiva senza stimoli di tipo cognitivo escludendosi dalla vita sociale e dalla società, vivendo il proprio microcosmo come realtà unica e reale e sviluppando stili di vita dettati dall’unica fonte da cui apprendono nuove informazioni: la televisione.

Questi fattori conducono a una standardizzazione della comprensione di ogni realtà che ci circonda conducendo, col passare degli anni, a limitare le possibilità di comprensione di quanto ci circonda e semplificando la vita secondo la nostra visione soggettiva, diventando così solo l’esperienza personale a “filtrare” quanto accade attorno e limitando la comprensione. Ecco spiegato come il pensiero unico basato sulla semplicità e sulla banalità è divenuto dominante e come realtà oggettive siano abbandonate per verità senza nessun riscontro oggettivo.

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