L'incremento demografico non si ottiene per legge

Italiani, pochi, vecchi e soli: è possibile cambiare la tendenza?

L'opinione di Gianni Pardo *
Politica
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Demografia in Italia, le prediche non servono: qualsiasi parere si infrange nella volontà singola

Se un giornalista razionale e ben informato scrive che, per il bene della nazione il governo dovrebbe fare la tale cosa, normalmente parla al vento. C’è soltanto una possibilità su chissà quante centinaia di migliaia che il suo punto di vista sia preso in seria considerazione.

Se – viceversa – gli editorialisti di tutti i più importanti giornali consigliano la stessa cosa al governo, è probabile che i ministri si chiedano se non debbano riflettere seriamente su quell’opinione. Non perché ne rispettino il giudizio, quanto perché potrebbero rappresentare l’opinione del popolo. E il popolo, in democrazia, è quello che comanda.

Riguardo al bene della collettività l’espressione di un parere ha qualche sparuta possibilità di avere effetto quando viene da un gruppetto di persone importanti e si rivolge ad un alto gruppetto di persone importanti. Sempre che queste dispongano del potere di fare qualcosa. Nei rimanenti casi dire: “Sarebbe bene che gli Stati Uniti facessero questo”, “Sarebbe bene che l’Onu approvasse questa risoluzione”, “Sarebbe bene che l’Europa si dotasse di una politica estera unitaria”, è del tutto inutile. Sarebbe come dire: “Sarebbe bello se si potessero alimentare tutti i motori con l’acqua piovana”.

E tuttavia c’è un caso in cui neanche l’associazione di tutti i più importanti consessi può far nulla: quando si rivolge ad un singolo. Se tutti i governi del mondo pregassero il sig.Gennaro Menichiello da Caserta, noto alcoolizzato, di smettere di bere, non è detto che l’otterrebbero. Meglio non contarci. Quando decidiamo per gli altri ascoltiamo i consigli, i principi della morale, dell’economia o del diritto; quando decidiamo per noi stessi ascoltiamo soltanto i nostri sentimenti, il nostro interesse o persino, stolidamente, i nostri pregiudizi. Il medico dice all’obeso che deve dimagrire; che l’obesità è causa di parecchie malattie e – addirittura – che raramente un obeso riesce ad arrivare all’estrema vecchiaia. Non ottiene nulla. Chi ama mangiare più del giusto mangerà più del giusto anche fino ad ammazzarsi.

È per considerazioni di questo genere che si possono ascoltare con indifferenza le allarmate previsioni riguardo alla curva demografica dell’Italia. È vero, gli italiani stanno drammaticamente diminuendo di numero; è vero, abbiamo una marea di vecchi e pochi ragazzi per pagare un giorno la loro pensione; è vero, se facciamo sempre meno figli e non freniamo l’immigrazione, presto l’Italia sarà un Paese di mezzosangue, con chissà quali problemi razziali. Ma tutte queste osservazioni e le altre simili sono inutili, se si rivolgono alla coppia che, a casa sua e sotto le lenzuola, si chiede se deve mettere al mondo un figlio. State pur certi che la decisione dipenderà da ciò che i due pensano sia opportuno “per loro”, non per il Paese o per il mondo.

(segue)

Ogni giorno che Dio manda in terra un mio amico stramaledice “l’iperantropizzazione del pianeta”, come lui la chiama, e cioè il fatto che l’umanità prolifera con allarmante progressione. Così facendo, sostiene, si avvia alla catastrofe o, ad andar bene, a problemi peggio che dolorosi. A cominciare dalla scarsità di risorse per una tale massa di gente. Ha ragione? Ha torto?

Certo che ha ragione. Ma aver ragione non serve a niente. È inutile sia deprecare il calo demografico in Italia sia l’iperantropizzazione del mondo perché il quantum della popolazione mondiale dipende da miliardi di decisioni individuali. E nel prenderle gli interessati pensano soltanto a sé stessi. Inoltre, se per caso queste decisioni sono dello stesso segno per miliardi di persone, l’effetto riguarda ovviamente miliardi di persone.

È possibile cambiare la tendenza? Facciamo l’ipotesi che gli italiani abbiano smesso di far figli perché, nelle condizioni date, risultano troppo costosi e troppo difficilmente accudibili. A questo punto sarebbe ipotizzabile un mutamento della tendenza se lo Stato si facesse carico dei bambini (più o meno come nel “Brave New World”, di Aldous Huxley) esentando completamente i genitori dalla responsabilità di averli generati. Simmetricamente si potrebbe limitare l’alta natalità in molti Paesi poveri realizzando quelle stesse condizioni sociali ed economiche che in Italia l’hanno pressoché stroncata. Ma è ovvio che simili progetti sono irrealistici. Non sono mutamenti che si ottengono con un atto di volontà o con una legge.

Quando si verifica una situazione del genere è in seguito ad un’evoluzione storica. E per conseguente decisione spontanea dei singoli. In Cina un governo autoritario aveva vietato per legge di avere più di un figlio, con risultati discutibili. Poi lo stesso Paese è divenuto comparativamente prospero, e la gente ha smesso spontaneamente di fare troppi figli.

Quando un fenomeno dipende da decisioni che i soggetti interessati reputano riguardino loro stessi, non c’è predica che tenga. Bisogna osservare il risultato come osserviamo fenomeni su cui non abbiamo il minimo potere, la desertificazione del Sahel o le macchie solari. L’umanità non è un gruppo coerente: è una somma cui si giunge da uno più uno più uno, fino a sette, otto miliardi.

 

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