Iv, il renziano di sinistra: "Un errore il patto con Forza Italia in Sicilia"
Intervista di Affari a Camillo D’Alessandro (Iv): voci di addio? "Andrà via chi pensa ad alleanze col centrodestra per il Quirinale e a livello nazionale"
Il renziano D’Alessandro sarà “alla Leopolda” con le sue “idee”. E spiega: “Se parlare con Forza Italia significa dividere il centrodestra è un discorso. E mi trova d’accordo. Se invece significa creare un ponte per passare nell’altro campo è un’altra storia che non ha diritto di asilo in Italia viva”
Mentre continuano a rincorrersi le voci di imminenti addii tra le fila di Italia viva, a stopparle non sono soltanto i vertici del partito, Renzi in testa, ma uno dei principali indiziati e cioè il deputato Camillo D’Alessandro. Il parlamentare abruzzese, intervistato da Affaritaliani, mette subito in chiaro: “Credo che dal partito andranno via coloro che pensano che noi possiamo allearci col centrodestra sia per Quirinale e sia a livello nazionale. Rimarranno delusi. Non credo che a rimanere deluso sarei io. Sulle mie posizioni ci sarebbe la maggioranza di Iv”.
D’Alessandro, lei quindi sarà alla Leopolda?
Sarò alla Leopolda con le mie idee e sarò impegnato insieme a tutti gli altri perché tale iniziativa non solo riesca, ma sia anche una risposta chiara a questa fase complicata di attacco nei confronti di Matteo Renzi. La Leopolda sarà in grado di superare la narrazione attuale sui giornali.
E’ vero pure che per lei la collocazione di Italia viva nel campo del centrosinistra è sempre stata dirimente. E oggi questa collocazione non è cosi netta. Non le pare?
Io faccio riferimenti a fatti oggettivi: nelle ultime elezioni comunali Italia viva ovunque è stata alleata con il centrosinistra. Mi riferisco a Milano, Bologna, Torino, Napoli.
Tranne in Sicilia, però.
Intanto diciamo subito che è un fatto locale. Ma non sfuggo alla domanda.
Prego.
Se parlare con Forza Italia significa dividere il centrodestra per costruire un polo di centro liberale che si presenta ad un’elezione locale è un discorso. E mi trova d’accordo. Se invece significa creare un ponte per passare nell’altro campo questa è un’altra storia che non ha diritto di asilo in Italia viva. Insomma, chi dentro Iv pensa che ci possa essere un secondo tempo con il centrodestra ha sbagliato partito. Non sono io ad avere sbagliato scelta. Del resto Maria Elena Boschi, proprio oggi in un’intervista, ha chiarito, se mai ce ne fosse bisogno, che non saremo mai alleati di Salvini e Meloni.
Non c’è solo la Sicilia, tuttavia. La possibilità di un accordo di Iv con il centrodestra per il Quirinale rimane in campo.
Renzi, sia in privato che in pubblico, ribadisce sempre un concetto chiave e cioè che con i numeri attuali, grazie ai delegati regionali, il centrodestra ha un vantaggio numerico. Ed è proprio per evitare che questo campo, magari con qualche pezzo del Misto e dello stesso M5s – vuoi perché non gravita tutto nel centrosinistra o vuoi per fare uno sgambetto al leader Conte -, si elegga da solo il prossimo presidente della Repubblica che è necessario ragionare su profili che superino gli steccati delle coalizioni e che possano avere una larga convergenza.
E se il centrodestra spingesse su Berlusconi candidato e ci fosse un accordo con Iv?
Non esiste.
Eppure i malumori nel suo partito sono crescenti e si rincorrono voci di addio.
Non so da dove nascano queste ipotesi di uscite e non so se siano state ispirate dall’esterno di Iv.
Pensa al Pd?
Non lo so. Ma è un tema che mi appassiona poco. Italia viva non ha bisogno ogni volta di un’analisi del sangue che stabilisca dove sta. E’ un dibattito surreale, proprio in ragione delle scelte fatte alle scorse amministrative. Non mi sfugge che c’è una parte del centrosinistra e della sinistra che spera in questo abbraccio a destra. Anzi, quasi spinge perché ciò accada, ma ancora una volta rimarrà delusa. Una cosa è certa, però: non dobbiamo commettere errori, visto che siamo sotto attacco.
A che errori si riferisce?
Per esempio per me è stato un errore che il caso Miccichè sia stato elevato alla ribalta nazionale.
Non bisognava intavolare un accordo?
Io, se fossi stato un esponente siciliano di Iv, non ci avrei neanche parlato, ma attenzione: non per una conventio ad excludendum. Solo per la consapevolezza che quella scelta locale avrebbe avuto riverberi nazionali. Non è questo il modo di aiutare Renzi e il partito.
Lei ha chiarito che rimane in Italia viva e che andranno via casomai coloro che puntano ad un’alleanza col centrodestra. Chi sono e quanti sono?
Io non li vedo e non li sento se non nelle narrazioni dei giornali. Siccome non li vedo, poi, mi pare complicato che la loro linea possa prevalere. Al netto del fatto che i leader nazionali continuano a ribadire fino allo sfinimento la posizione del partito. Il problema casomai è un altro.
Quale?
Che non basta enunciare la volontà di stare nel campo del centrosinistra. Servono comportamenti conseguenziali. Le amministrative lo sono state. E lo sarà anche la partita del Quirinale. Dobbiamo lavorare per una larga convergenza ma, è chiaro, ciò non può significare escludere il Pd.
Il Pd no, ma a sentire Boschi o lo stesso Renzi, il M5s sì. Lei invece non è un renziano che chiude al Movimento.
Questo è un problema casomai del Pd, visto che qualche settimana fa è stato Conte a dire sì ad un accordo coi dem senza Renzi e Calenda. Se nel Partito democratico dovessero prevalere i veti dell’ex premier, allora non si iscriveranno neppure alla corsa, visto che i voti dei due partiti insieme non bastano in nessuna competizione amministrativa, regionale e nazionale. Per vincere le elezioni, infatti servono due cose che mancano in Italia.
Quali?
Un partito liberale riformista che dialoga con il Pd e un partito ambientalista nella declinazione europeista. Ed è interesse dei dem che questi soggetti ci siano e si affermino. Noi, per esempio, ci stiamo provando per il campo liberale riformista, anche partendo dall’intuizione del gruppo parlamentare europeo che potrebbe diventare pure una casa comune in Italia.
E’ vero pure però che è difficile ipotizzare che il leader del M5s apra le braccia a Renzi, dopo la caduta del Conte due. Non le pare?
Intanto, possiamo registrare che Conte ha aperto due volte le braccia: prima alla Lega e poi al Pd e a Renzi. Inoltre, non credo che in questo momento il leader Cinque stelle abbia proprio tutte le possibilità e il diritto di dettare condizioni. Del resto, se guida il Movimento per portarlo a una svolta europeista deve entrare nell’ottica di idee che il mondo non ruota attorno a lui, ma a un bipolarismo europeisti-sovranisti.