Eccellenze artigianali, primati artistici e flop politici: l'Italia è un paese che barcolla tra tradizione e crisi
Da grandi innovazioni e profonda cultura a mediocri espedienti per superare i troppi limiti organizzativi mal gestiti dalla classe dirigente
L’Italia delle eccellenze artigianali e artistiche e dei flop politici
C’è un’Italia che non è seconda a nessun altro Paese al mondo. È quella del grande artigianato, della cucina, della sartoria, dell’architettura, della gioielleria, della profumeria. In tutto ciò siamo ancora tra i primi (se non primi) in assoluto, sebbene a volte si registrano roboanti e inaspettate cadute a causa di scelte non sempre apparentemente comprensibili.
Inoltre, giova ricordare che siamo sempre il Paese della passione Ferrari e delle altre grandi industrie automobilistiche, della prelibata Nutella – creata ad Alba dal pasticcere Pietro Ferrero nel 1946 – dello sport vincente in cui, oltre ad essere uno dei più importanti e storici paesi per il calcio, ultimamente ci siamo fatti valere anche in altre diverse discipline, con la punta di diamante nel tennis di Jannik Sinner.
Eccellente è ancora la nostra Università, sebbene vi sia stato un certo declino tangibile negli ultimi 3 lustri: la Laurea Triennale ha determinato evidentemente un parziale scadimento, così come poco lungimiranti sono state alcune riforme del sistema che alla fine “premiano”, per dirla velatamente, solo i raccomandati (di cui gli atenei abbondano…).
Tra le eccellenze, ultima ma non ultima, la nostra Arte che di questi tempi sta abbastanza primeggiando grazie a delle importanti innovazioni (si veda il fiorire del Movimento Empatico / Empatismo e la nuovissima Antologia dei Poeti Empatici Italiani, Genesi editrice 2025, che annovera i seguenti rilevanti poeti: Franco Arminio, Alberto Bertoni, Corrado Calabrò, Roberto Carifi, Emilio Coco, Maurizio Cucchi, Massimo Dagnino, Milo De Angelis, Gabriela Fantato, Giovanna Frene, Mario Fresa, Vincenzo Guarracino, Sandro Gros-Pietro, Tomaso Kemeny, Vivian Lamarque, Lucrezia Lerro, Menotti Lerro, Franco Loi, Valerio Magrelli, Dacia Maraini, Giampiero Neri, Giancarlo Pontiggia, Davide Rondoni, Ottavio Rossani, Tiziano Rossi, Mario Santagostini, Gabriela Sica, Luigia Sorrentino, Enrico Testa, Elio Pecora, Rossella Tempesta, Gian Mario Villalta, Lello Voce. Inoltre, la copertina dell’antologia è firmata dal noto pittore Omar Galliani, un’altra eccellenza assoluta, così come l’artista visuale Antonello pelliccia che ha co-ideato il Manifesto Empatico alla base del Movimento).
C’è poi una poco raccontata eccellenza sotterranea, fatta di grandi persone, lontane dai riflettori, e mi piace citare come simbolo di tutto questo un semplice, grande medico di famiglia rinomato in provincia di Salerno per la sua dedizione ai pazienti e per la sua bravura: il dottor Antonio Vitolo, che è tra l’altro anche un sensibile poeta.
Tuttavia, in un recente articolo ho parlato dei quattro pilastri portanti che nella nostra società tricolore scricchiolano dalle fondamenta: scuola, sanità, famiglia e politica. Il loro sfaldamento indica in modo inequivocabile che la nostra nazione, nonostante delle grandi risorse e capacità, ad oggi è evidentemente barcollante. Del resto basta dare uno sguardo in molteplici direzioni per accorgersi che più di qualcosa non funziona. Questo perché l’Italia non ha mai veramente fatto il salto di qualità, in particolare in termini di educazione civica: siamo un popolo che vive spesso di espedienti o che si adagia troppo in un misero (tutt’altro che dolce) far niente. E questo, si badi bene, non perché gli italiani nascano con tendenze truffaldine o affetti dal “mal di impiego”, ma bensì perché la classe politica nei decenni non è mai riuscita a sua volta ad elevarsi e a lavorare sodo per il bene comune.
Sono i politici, in Italia, i primi a dare sovente il cattivo esempio (loro, ultimamente, davvero non sono delle eccellenze quasi mai purtroppo… e il picco basso si individua in certi Sindaci troppo limitati, senza studi e con doppio lavoro, e anche a volte arroganti…). E a proposito di cattiva politica non si può non sottolineare le ultime indegne decisioni di aumentare i già lauti stipendi per i ministri non parlamentari, a fronte di un popolo che, seppur in possesso di alti requisiti di studio, percepisce stipendi miseri (quando lavora) al limite della soglia di povertà (si guardi alla classe docente per avere un esempio tristemente calzante…).
Mi ritorna alla mente un simpatico Senatore che, con maldestra onestà intellettuale, consigliava di guardare essenzialmente e prioritariamente al proprio orticello, poiché – diceva con evidente cognizione di causa – in quell’ambiente “tutti pensano esclusivamente ai fatti loro…”.
Con una politica simile (o giù di lì) non si comprende come lo Stato possa crescere celermente, mantenendo il passo con altre potenze europee e mondiali; al contrario mi convinco sempre più che difficilissimo sarà invertire un pensiero e delle cattive “usanze” così vergognosamente radicate.
L’elevazione può, di rimando, esserci solo nel lungo periodo e dovrà passare necessariamente attraverso una dolorosa crescita collettiva della mentalità la quale un giorno ci permetterà, forse, di eleggere una classe politica capace di lavorare intensamente per il territorio al fine di allestire un’altra Italia, con altri costumi, altri bisogni meno opprimenti, altre convinzioni. Il giorno in cui la nostra politica si annovererà tra le eccellenze, allora saremo davvero un popolo insuperabile.