L'ira di Salvini. L'Italia è diventato il Paese dello sciopero

Un'altra minaccia di sciopero aleggia nell'aria...

Di Giuseppe Vatinno
 Matteo Salvini
Politica

Siamo il Paese dello sciopero. Salvini furente: "Scene indegne e inaccettabili"

Ieri c’è stato l’ennesimo sciopero, questa volta solo nel settore dei trasporti, indetto da i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Fast Confsal e Orsa. Quindi questa volta niente sciopero generale e la triplice Cgil, Cisl, Uil si è alleata con i cespugli, cioè i sindacati autonomi.

Tuttavia, i danni fatti da questo sciopero, centrato in un settore cruciale per una nazione che ha la geometria di uno stivale allungato, questa volta ci sono stati principalmente per chi lavora.
Non si è trattato infatti del solito “sciopero del fine settimana” e cioè venerdì o lunedì a cui siamo abituati ma di uno sciopero infrasettimanale.


«Scene indegne e inaccettabili nelle stazioni italiane. Per rispetto di chi ha perso la vita sul lavoro non siamo intervenuti, come invece successo recentemente, ma è chiaro che il
sacrosanto diritto alla mobilitazione non può cancellare quello di milioni di cittadini che devono viaggiare».
E poi ancora: “La giornata di oggi rende ancora più evidente che scioperi di troppe ore hanno ricadute pesantissime sulle vite di troppe persone incolpevoli. Lo trovo intollerabile. È mia precisa intenzione, in futuro, fare di tutto affinché simili scene non si ripetano anche se auspico che i sindacati evitino iniziative irragionevoli”.


Il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture ha postato sui social immagini dei tabelloni dei ritardi e del caos nelle stazioni.
Questo l’ultimo atto di una coraggiosa guerra che Salvini sta conducendo contro “sciopero
selvaggio”. Infatti nessun ministro della Repubblica aveva mai osato precettare i lavoratori mentre
lui l’ha fatto ben due volte consecutive.

Il diritto di sciopero è garantito dalla Costituzione che però garantisce anche il diritto allo spostamento sull’intero territorio nazionale. Questo in punta di diritto. Ma qui il problema è politico perché i sindacati non fanno solo il loro mestiere di tutelare i sacrosanti diritti dei lavoratori ma appunto fanno politica. Che i sindacati facessero politica, sotto mentite spoglie, non è certo una novità. Ad esempio la Cgil, per il principio dei vasi comunicanti, ha spedito diversi segretari generali, come Cofferati e Camusso, nei parlamenti europei ed italiani e questo non dovrebbe essere permesso.

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I sindacati, oltretutto, sono fuorilegge perché non hanno mai pubblicato i loro bilanci come la Costituzione gli impone. Forse questo governo riuscirà ad imporgli di farlo? Oppure continuerà questa situazione di illegalità? Questo, tra l’altro, è stato il primo “sciopero non vacanziero”, dopo le puntualizzazioni del governo sulle date scelte.


E ancora aleggia la minaccia di scioperare il 15 dicembre, quindi sotto Natale, che, guarda caso, è un venerdì, si torna alle vecchie abitudini. L’intento è quello di creare il massimo disagio per i cittadini, provocando, tra l’altro, un danno al commercio nel periodo più importante dell’anno.


Ormai l’Italia, da quando c’è il governo Meloni, è diventato il “Paese dello sciopero” ed è difficile non vedere un utilizzo strumentale e politico di questo strumento nato per difendere la democrazia di tutti e ora trasformatosi in arma politica.


Basti pensare che uno degli scioperi generali “contro la finanziaria” era stato annunciato da Maurizio Landini addirittura sei mesi prima, insomma uno “sciopero preventivo” contro qualcosa, la manovra finanziaria, di cui non si conosceva ancora nulla. Evidente l’assoluta strumentalità dell’iniziativa.
Comunque qualcosa sta cambiando e i disagi sono il presso da pagare alla Trimurti per cambiare
l’Italia.

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