La campagna elettorale corre sui social: LinkedIn trascurato, ma non da Tajani

Tutti i partiti puntano sui social network. Cresce TikTok, mentre LinkedIn è ancora usato poco e male. L'esperto spiega come fare, citando una best-practice

Politica
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Elezioni 2022: i partiti puntano sui social network, ma trascurano LinkedIn

 

Il voto fissato al 25 settembre costringe i partiti a un'inedita campagna elettorale estiva. Ma andare a disturbare gli italiani sotto l'ombrellone, oltretutto per parlare loro di politica, non è una grandissima idea. Non per nulla Giorgia Meloni, forte anche del suo vantaggio nei sondaggi, ha dato mandato di “non rompere le scatole” agli italiani con volantini e santini vari.

Necessariamente, la campagna elettorale intensifica il suo carattere digitale. I manifesti cartacei sono sempre più un ricordo del passato, mentre, intensificando una tendenza già in atto da tempo, gli investimenti si spostano sui social network. Oltre ai più consolidati, come Facebook e Twitter, sta crescendo in maniera esponenziale TikTok, il regno dei più giovani. Nonostante un inizio difficile, nel quale venne persino sbeffeggiato dai giovani utenti del social, Matteo Salvini è il politico con più follower (452.000), seguito da Giorgia Meloni (64.000).

Su LinkedIn, il social prediletto dei professionisti, i più affermati sono Enrico Letta (88.600) e Antonio Tajani (13.644), mentre non hanno nemmeno aperto un profilo Meloni, Salvini, Berlusconi, Calenda e Fratoianni.

Affaritaliani.it ha chiesto un parere sul tema al comunicatore digitale Gianluigi Bonanomi, che forma aziende, professionisti ed enti sull'uso strategico di LinkedIn: “L'utilizzo di questa piattaforma da parte dei politici italiani è particolarmente controverso. Sono pochi gli esempi virtuosi. Tra questi segnalo Antonio Tajani. Il suo profilo ha tre caratteristiche vincenti: presenta buone immagini (la parte visuale sui social è sempre più importante), è tutto sommato completo e, infine, è attivo, con un buon ritmo in termini di post”. 

Gianluigi Bonanomi, che è anche autore del libro “Il candidato digitale: L’arte della campagna elettorale nell’epoca dell’algocrazia e del post-Covid” (con il vicedirettore di Affari Lorenzo Zacchetti), dà anche delle indicazioni pratiche: “Stando sul caso pratico di Tajani, il suo profilo per risultare perfetto avrebbe bisogno di queste altre tre cose: 1) Ulteriore completamento del profilo, segnalando competenze e progetti; 2) Uso strategico degli hashtag nei contenuti cosa spesso trascurata dai politici, che invece dovrebbero 'cavalcare' i temi del momento (per esempio la #flattax); 3) Puntare di più sui video, tipologia di contenuto che tutte le piattaforme social ora bramano. Sono molti, viceversa, i politici che hanno aperto il profilo e non lo stanno sfruttando al meglio. Anzi, in alcuni casi i profili si rivelano boomerang comunicativi".