La Cirinnà aveva fatto ricorso per cuccarsi i soldi ma le è andata male

Archiviata la causa che ha coinvolto la Cirinnà per uno strano caso di soldi trovati nella cuccia del suo cane, la senatrice ora rivuole i soldi

Di Giuseppe Vatinno
Politica
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Monica Cirinnà rivuole i soldi che il fato (?) le aveva fatto trovare nella sua proprietà

È appena finito il processo che vede archiviata la causa che ha coinvolto la senatrice Monica Cirinnà (come parte offesa), moglie del sindaco di Fiumicino Esterino Montino, per uno strano caso di soldi che sono stati trovati nella cuccia del suo cane in una tenuta in Toscana, naturalmente in quel di Capalbio, il paradiso della sinistra di potere, che ricomincia a frignare. Infatti, come dice il proverbio, a caval donato non si guarda in bocca e i soldi fanno gola a tutti. Si tratta di ben 24.000 euro suddivisi in 48 ordinate banconote da 500 (il taglio preferito per il malaffare).

La vicenda ebbe inizio circa un anno fa quando il 18 agosto alcuni operai trovarono i soldi nascosti in una cuccia per cani abbandonata prestata –si ebbe subito a dire- ad un vicino. Furono avvertiti subito i carabinieri dello strano fatto. La Cirinnà, un’altra allevata a tartine imburrate al caviale negli atticucci di Roma, non perse occasione per manifestare il suo sdegnato radical – chicchismo contro la cameriera. Questa figlia di quel popolo -che la Cirinnà finge di difendere- era rea di fuga durante le vacanze ed aveva lasciato la progressista in brache e in ambasce.

Ebbe a dire allora la senatrice sempre progressista: “Ero già nei pasticci di mio, nelle ultime settimane. Nei pochi giorni di ferie, cinque per la precisione, sto facendo la lavandaia, l’ortolana, la cuoca. Tutto questo perché la nostra cameriera, strapagata e messa in regola con tutti i contributi Inps, ci ha lasciati da un momento all’altro. Volete sapere il motivo? Mi ha telefonato un pomeriggio e mi ha detto, di punto in bianco: “Me ne vado perché mi annoio a stare da sola col cane”. Capito la screanzata? È addirittura “strapagata” e l’ammolla sul più bello. Popolo inaffidabile. Perfido sottoprloteraiato! Giusto quindi il risentimento della Padrona, che senechianamente a parole è appunto pro lavoratori (quando non sono i suoi però).

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Ma la Cirinnà, fiutato l’affare, aveva fatto immediato ricorso per cuccarsi i soldi che inopinatamente il fato (?) aveva fatto ritrovare nella sua proprietà. E pensare che, come riporta il Corriere della Sera, i sospetti ad un certo punto sono caduti pure sul fratello della senatrice, Claudio Cirinnà, coinvolto in un processo per usura. Tuttavia questa pista non diede risultati. Ma torniamo alla Cirinnà senatrice progressista, famosa per la legge sulle unioni civili. Naturalmente aveva dichiarato coram populo che la richiesta dell’affidamento dei soldi non era per lei ma per una certa organizzazione antiviolenza di sua conoscenza. Il malloppo ha però preso il volo comunque e la Cirinnà frigna e si dispera:

“Ho vissuto giorni di panico a causa della fuga di notizie che ha messo in pericolo me e la mia famiglia. Qualunque malfattore avrebbe potuto avvicinarci e minacciarci per avere i soldi indietro. Ero sola con la mia famiglia. Quando sono stati ritrovati i soldi abbiamo immediatamente chiamato le forze dell’ordine per denunciare il fatto e chiedere protezione. Ma a noi non è stato neanche consegnato il verbale della denuncia mentre, nel giro di 48 ore, ce l’avevano tutti i giornali”.

Come dire, ho rischiato la pellaccia almeno “datemi i sordi”. Ma il giudice non si è fatto commuovere. Un suggerimento per finanziare il centro che le sta tanto a cuore però noi ce l’avremmo. Visto che i due, marito e moglie, drenano un bel po’ di soldini dal Comune di Fiumicino e dallo Stato italiano, sicuramente superiore ai 26 mila euro al mese ritrovati che dire di fare un vero atto proletario e darli loro i soldi? Perché è bello fare i generosi con il deretano degli altri, in questo caso del “fato”, più difficile farlo con il proprio.