Lega, Lorenzo Fontana: "Convinto sostegno all'Ucraina"

Salvini: "Più armi si inviano e più la guerra continua"

di redazione politica
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Guerra in Ucraina, Fontana e Salvini dicono cose opposte. Crepe nella Lega

Giorgia Meloni ha appena annunciato da Washington un nuovo invio di armi all'Ucraina, in particolare l'Italia fornirà le difese aeree Samp-T e inoltre la premier ha spiegato che lo sforzo economico nei confronti di Kiev da parte del nostro Paese aumenterà di 400 milioni, passando così a una spesa di 1,7 mld nel 2025. Parole le sue in netto contrasto con quelle pronunciate dal leader della Lega Matteo Salvini che continua sulla strada di una "pace" che significa di fatto - scrive Massimo Franco su Il Corriere della Sera - il cedimento alla Russia. Visto che sostiene senza esitazioni che "più armi si inviano, più la guerra va avanti". Ma ad avere un pensiero opposto rispetto a quello di Salvini non è solo la premier Meloni, che tra pochi giorni dovrà compiere una scelta difficile, sostenere von der Leyen e staccarsi ancora di più dai Patrioti (il gruppo Ue di Salvini, Le Pen e Orban), o non votarla e isolarsi in Europa, ma anche il braccio destro di Salvini: Lorenzo Fontana.

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Sorprende - prosegue Il Corriere - sentire pronunciare nelle stesse ore dalla carica istituzionale più alta della Lega, il presidente della Camera, parole diverse da quelle di Salvini. Fontana ha detto a Washington, dove partecipava alla riunione dei leader parlamentari: "Non dobbiamo dimenticarci che la Nato è nata come alleanza per la pace e serve rafforzarla da questo punto di vista". E ancora: "Rimane, convinto, il sostegno all’Ucraina a cui torniamo a confermare la nostra concreta vicinanza e la piena volontà di essere al suo fianco nel suo grande sforzo di resistenza". È naturale - continua Il Corriere - chiedersi se si tratti di uno smarcamento dovuto al contesto in cui Fontana ha fatto il suo discorso; se sia un omaggio dovuto al ruolo istituzionale che ricopre; oppure se sia la conferma di un malumore che serpeggia all’interno della Lega nei confronti delle scelte salviniane.