La Piazza, Sgarbi: "Nel 2023 Cartabia Premier, ma poi tocca al centrodestra"
Il leader di "Rinascimento" scommette su Draghi Presidente della Repubblica, ma non vede nuove elezioni: "I parlamentari non vorranno andare a casa"
Vittorio Sgarbi, critico d'arte, sindaco di Sutri e leader di “Rinascimento”, ha partecipato alla prima serata de “La Piazza”, kermesse politica di affaritaliani.it
Intervistato dal direttore Angelo Maria Perrino, Sgarbi ha affrontato con la sua consueta verve i temi di maggiore attualità, a partire dal prossimo Presidente della Repubblica: "Non ho dubbi: non puo' che essere Draghi”, ha detto aggiungendo poi di essere pronto ad accettare scommesse sul punto e rubricando le frasi di Enrico Letta a “una battuta”.
Rispetto alle incertezze sanitarie ed economiche di questa fase storica, Sgarbi ha affermato di avere, al contrario, molte certezze: “Non bisogna più avere paura. Se sei vaccinato e hai il Green Pass non devi portare la mascherina, altrimenti significa che dubiti della medicina che ti dovrebbe curare. Se il contagio non porta a morire, vuol dire che si può guarire come da tante altre malattie”.
Il critico se l'è presa con Giuseppe Conte e i suoi Dpcm, sostenendo che l'intervento del Governo è giusto di fronte a un reale pericolo, ma non deve limitare le libertà personali in modo assurdo, come, a suo modo di vedere, impedendo di girare a piedi o in bicicletta. Sgarbi ha anche ripercorso la nascita del Governo Conte I, parlando di “un passante” che Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno “imposto” al Presidente Mattarella, come punto di caduta di una coalizione nella quale nessuno dei due leader di partito poteva ambire alla poltrona di Premier: “La nomina del Presidente del Consiglio è stata fatta dai due vicepresidenti: lui era il vicepresidente dei due vicepresidenti”.
Altrettanto critico è il suo punto di vista sul Governo Draghi e in particolare su alcuni ministri, ovvero Luigi Di Maio e Roberto Speranza: “Speranza non è un partito: è metà di un partito che non c'è”. Per questo motivo Sgarbi non ha votato la fiducia al Governo Draghi, rivelando che “Draghi, che è mio amico da tanto tempo, mi ha chiesto perchè non lo avessi votato e gli ho risposto che non potevo farlo, visto che aveva messo Di Maio ministro degli Esteri. Lui, allora, ha fatto un gesto come per dire 'Cosa vuoi che conti?'”.
Un dissenso che invece non si verificherà quando si voterà per il Quirinale, perchè, secondo Sgarbi, “non c'è nessun candidato che abbia tanto consenso quanto Draghi, che ha formato un governo con 9/10 del Parlamento”. Per questo Sgarbi prevede che Draghi segua lo stesso percorso fatto a suo tempo di Carlo Azeglio Ciampi, ma dissente da Giorgetti sul fatto che questo comporti nuove elezioni politiche: “Ti pare possibile che uno nominato da mille deputati mandi tutti a casa? Si farà un altro governo tecnico, magari con Cartabia a tenere insieme le stesse componenti fino alla scadenza naturale del 2023”.
In quel caso, secondo Sgarbi, il centrodestra “stravincerebbe” in quanto coalizione “vera”, opposta un centrosinistra che, anche assimilando il M5S, faticherebbe a raggiungere le stesse percentuali di voto.
E, a quel punto, il Premier dovrebbe essere “Giorgetti, Salvini o Meloni”, formando così un Governo frutto di una vittoria elettorale, dopo dieci anni di “governi di passanti”. Rispetto a Conte, Sgarbi ha espresso – sempre coi suoi modi – perplessità anche come nuova guida del M5S, osservando come “un signore cortese, con un ottimo fazzoletto bianco” come lui fosse quanto di più lontano da Beppe Grillo si potesse immaginare: “L'erede di Grillo è Conte? Ma che c. di partito sarà? Vuoi avere un minimo di coerenza? Conte è l'opposto di Grillo”. Non meno caustico il giudizio su Enrico Letta: “Io di Letta conosco solo Gianni”.