Giustizia, dal Cdm via libera alla riforma. Stop al reato di abuso d'ufficio
Un solo disegno di legge, 8 articoli: il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, porta oggi in Consiglio dei Ministri il Ddl con le modifiche
Da Cdm via libera al ddl Nordio
Il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma presentata dal guardasigilli Carlo Nordio che tra l'altro cancella il reato di abuso d'ufficio e pone limiti al potere di appello del pm.
Il reato di traffico di influenze illecite viene fortemente ridimensionato
Un solo disegno di legge, 8 articoli. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, porta oggi in Consiglio dei Ministri il Ddl con le modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all'ordinamento giudiziario che sono l'ossatura della riforma della giustizia voluta dal governo Meloni. L'obiettivo, più volte evidenziato dal Guardasigilli, è quello di aumentare le garanzie per chi è sottoposto a indagini.
Una prima tranche di misure che sarà seguita, nelle intenzioni del ministro, da altre due: una prevista entro la fine dell'anno, e l'altra, quella che riguarda il Consiglio superiore della magistratura e la separazione delle carriere, riforme che prevedono modifiche alla Costituzione, più a lungo termine.
Intanto, stop all'abuso d'ufficio e via anche il potere del pm di impugnare le sentenze di assoluzione, che resta solo per i reati più gravi. Stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni da parte dei giornalisti che potranno riportare solo i colloqui contenuti nei provvedimenti dei giudici. La pubblicazione sarà infatti possibile solo quando il contenuto intercettato è agli atti del processo e il giudice sarà tenuto a stralciare, oltre ai dati personali sensibili, anche quelli relativi a soggetti diversi dalle parti, a meno che non siano rilevanti per le indagini.
Il reato di traffico di influenze illecite viene fortemente ridimensionato. E sull'applicazione della custodia cautelare in carcere si dovrà pronunciare un giudice collegiale, non più un singolo magistrato (ma la norma entrerà in vigore tra 2 anni). E ancora: prima della decisione l'indagato dovrà essere interrogato dal giudice, tranne se c'è pericolo di fuga o di inquinamento delle prove e in caso di reati gravi.
Nel nome di Silvio Berlusconi il Consiglio dei ministri si appresta, così, a dare il via libera al primo pacchetto di riforme sulla giustizia messo a punto dal ministro Nordio dopo un ampio confronto nella maggioranza. "La riforma della giustizia era programmata per oggi al Cdm". Il fatto che avvenga il giorno dopo il funerale di Berlusconi "si tratta di una coincidenza che se da un lato può costituire un tributo per la sua battaglia combattuta a lungo per una giustizia più giusta ha il rammarico di impedirgli di assistere al primo passo verso una riforma radicale della giustizia in senso garantista che lui auspicava", ha detto Nordio, intervistato da SkyTg24.
"È un passo importante verso un processo davvero giusto" ha assicurato il viceministro di Forza Italia Francesco Paolo Sisto, che sottolinea la "diretta partecipazione" alla stesura della riforma di Berlusconi, una ragione di più per dedicargliela. Ma il testo è destinato a dividere. Se Azione e Italia Viva apprezzano la riforma e l'Unione delle comunità montane valuta positivamente l'abrogazione dell'abuso d'ufficio, il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia esprime "preoccupazione" per le troppe "criticità", a partire dalla cancellazione del reato di abuso d'ufficio che crea "un vuoto di tutela inspiegabile".
Il leader di Azione, invece, conferma l'apprezzamento: "Noi voteremo la riforma di Nordio perché è esattamente quello che abbiamo proposto noi", dice Carlo Calenda a SkyTg24. Sull'abuso d'ufficio, sottolinea, c'è la proposta di legge presentata in Parlamento dal nostro Responsabile Giustizia Enrico Costa. Ma per Calenda anche gli altri provvedimenti della riforma Nordio sono "di buon senso" a cominciare dalla stretta sulle intercettazioni: "Si tratta di riforme molto moderate, molto equilibrate e poi sono quelle che abbiamo già proposto noi, sarebbe davvero difficile non votare", spiega il leader di Azione.
Allarmata dalle "ulteriori restrizioni alla libertà di stampa" la Fnsi: "si rischia di tornare a far scivolare l'Italia nelle classifiche dei Paesi liberi in cui il giornalismo deve essere il cane da guardia della democrazia".
La norma più attesa, quella sull'abuso d'ufficio, terreno di tensioni dentro la maggioranza. Ma alla fine ha prevalso la linea di Nordio. Il reato viene cancellato con un tratto di penna perché le modifiche introdotte in questi anni non hanno eliminato lo "squilibrio" tra le iscrizioni nel registro degli indagati e condanne: l'anno scorso sono stati archiviati 3.536 dei 3.938 fascicoli aperti nel 2022. E nel 2021in primo grado ci sono state solo 18 condanne. "Il reato di abuso d'ufficio è stato modificato varie volte per circoscriverne i limiti, ma sono continuate iscrizioni nel registro degli indagati e informazioni di garanzia che costituivano il vero motivo della paura della firma per cui sindaci e amministratori non firmavano nulla e questo è un grande danno economico che si riversa sui cittadini", sostiene il Guardasigilli.
Cura dimagrante, inoltre, per il traffico di influenze: il suo ambito diapplicazione viene "limitato a condotte particolarmente gravi", fuori anche tutti i casi di "millanteria", mentre sale la pena minima edittale.
I pm non potranno più presentare appello contro le sentenze di assoluzione che riguardano reati di "contenuta gravità". Una strada già tentata in passato con la riforma Pecorella bocciata dalla Corte costituzionale. Potranno essere impugnate dal pm invece le assoluzioni per i reati più gravi, compresi quelli del Codice Rosso. Sulle intercettazioni oltre all'estensione del divieto di pubblicazione, si chiede a pm e giudici di limitarsi: dovranno stralciare dai brogliacci e dai loro provvedimenti i riferimenti alle persone terze estranee alle indagini.
Consapevole delle carenze di organico nella magistratura, la riforma prevede l'assunzione di 250 nuovi giudici e stringe i tempi del concorso di accesso. E con una norma di interpretazione autentica evita il rischio che siano dichiarate nulle sentenze pronunciate in procedimenti per gravissimi reati di criminalità organizzata e terrorismo alle quali hanno concorso giudici popolari con più di 65 anni, limite massimo fissato dalla legge per la loro nomina.