Pd, difesa di un emblema folcloristico: la Schlein da Marx al monopattino

Dalla difesa strenua dei diritti dei lavoratori si è passati alla difesa strenua dei diritti dei produttori

Di Giuseppe Vatinno
Politica

La Schlein da Marx al monopattino

Vedere la Schlein combattere battaglie di minoranza a favore della “libertà di monopattino” fa riflettere. Una volta la sinistra combatteva per i diritti della classe operaia e mai avrebbe accettato come segretario una milionaria (in euro) come Elly Schlein, che oltretutto ostenta il suo status symbol pagandosi una armocromista da 300 € l’ora, quando i suoi supposti protetti non arrivano a fine mese. Che ci sia qualcosa che non va è del tutto evidente.

Non è certo un fenomeno solo italiano ma riguarda l’intero fronte progressista mondiale, ma da noi pare molto più accentuato, forse perché il PCI è stato il più grande partito comunista d’Europa.

Per la nota legge sociale che passa sotto il nome di eterogenesi dei fini, dalla difesa strenua dei diritti dei lavoratori si è passati poi alla difesa strenua dei diritti dei produttori, basti pensare a quello che è accaduto con l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori da parte dell’allora segretario del Pd Matteo Renzi, un’impresa che non era riuscita neppure alla destra e a Confindustria, una sorte di opera d’arte del trasformismo militante.

E questo poi spiega alcune dinamiche a cui assistiamo ormai quotidianamente, come il protagonismo dei sindacati che sono andati ad occupare proprio quegli spazi lasciati liberi da chi li doveva presidiare e cioè dal Partito democratico erede del Partito Comunista Italiano e della componente di sinistra della Democrazia Cristiana.

E poi ci si chiede come mai le destre in tutto il mondo –e in particolare in Italia- vincano a man bassa. La risposta è che gli elettori non hanno l’anello al naso e si accorgono facilmente dei tradimenti elettorali per poi punirli alla tornata successiva. Negli usa è stata significativa, ad esempio, la vittoria di Donald Trump, che presto potrebbe fare pure il bis. Ormai il Pd difende quasi esclusivamente i cosiddetti diritti sociali e in particolare quelli della minoranza gender e quelli ambientali.

Sul gender lo fa in maniera acritica e scoordinata, oltretutto non capendo che si tratta di una piccolissima fetta del suo elettorato, particolarmente agguerrita e minacciosa ma non certo della maggioranza degli elettori. Sull’ambiente il Pd, tranne qualche eccezione, è arroccato su una visione assai vetusta che porta alla cosiddetta “decrescita felice” per motivi puramente ideologici. Non per niente oggi Giorgia Meloni impegnata alla Cop28 -che si tiene a Dubai negli Emirati Arabi Uniti- ha esordito dicendo: “Serve una transizione ecologica e non ideologica”.

Ecco, proprio quello che la sinistra non fa. L’emblema folcloristico di tutto ciò è la difesa marginale ed elitaria che la segretaria del Pd fa dell’utilizzo del monopattino, uno strumento oltretutto assi pericoloso anche per chi lo guida. Insomma, la milionaria del Pd vedrebbe di buon occhio la coppia Marx – Engel sfrecciare per le vie di Milano tra auto e passanti. Ed il Capitale? La segretaria glielo ha fatto lasciare in soffitta, per adeguarsi ai tempi nuovi.

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