Lega, effetto voto: niente congresso. Ma l'ala dei governisti alzerà la voce
Le ripercussioni delle elezioni sul Carroccio di Matteo Salvini
Nelle segreterie dei partiti iniziano a circolare i rumor sull'andamento del voto di domenica 3 e lunedì 4 ottobre e, in attesa della scorpacciata di proiezioni e dati, in molti si esercitano già nelle analisi. Occhi puntati, ovviamente, sulla Lega, in particolare dopo il clamore mediatico del Caso Morisi. Nel Carroccio, fonti ai massimi livelli assicurano ad Affaritaliani.it che chi si aspetta, in caso di sconfitta e di forte arretramento nelle urne, un congresso entro Natale verrà smentito dai fatti. "Assolutamente no, non se ne parla nemmeno. Non succede nulla di clamoroso", fanno sapere fonti di Via Bellerio. E' evidente che la partecipazione al governo Draghi, con tutte le polemiche sull'obbligatorietà del Green Pass e il continuo dualismo Lega di lotta - Lega di governo, non fa bene al movimento guidato da Umberto Bossi, ma salvo colpi di scena non ci saranno stravolgimenti da qui alla fine dell'anno.
E poi nemmeno all'inizio del 2022, visto che a febbraio sono in programma le elezioni per il presidente della Repubblica e serve un partito coese. E' chiaro che non mancheranno le polemiche e un'analisi interna, anche seria, verrà fatta in sede di Consiglio federale, massimo organo leghista, ma di congresso federale imminente non c'è traccia. Nel caso in cui i risultati finali di queste elezioni dovessero indicare una vittoria del Pd e del Centrosinistra e una sconfitta dei candidati del Centrodestra con un risultato modesto della Lega è probabile che nel partito ci saranno nuove tensioni tra l'ala dura e quella governista, ma alla fine nessuno metterà in discussione la segreteria di Salvini. Prima perché la Lega potrà comunque vantare un discreto risultato nei centri medio-piccoli e secondo perché manca un'alternativa a Salvini. Nessuno, né Giorgetti, né Zaia, né Fedriga, infatti, intende prendere il posto del leader. Anche se crescerà la spinta dei governisti per avere una linea più filo-Draghi ed evitare uscite che, stando in maggioranza, disorientano l'opinione pubblica.