Lega, "Giorgetti lavora dietro le quinte. Salvini? Ha fatto il suo tempo"

Caos Lega, intervista a Davide Boni, 28 anni di militanza nella Lega Nord

Di Alberto Maggi
Politica
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28 anni in Lega. Ex presidente del Consiglio regionale della Lombardia. Davide Boni, oggi responsabile lombardo del movimento autonomista Grande Nord (osservatore esterno di quanto accade nel Carroccio), analizza in un'intervista ad Affaritaliani.it lo scontro in atto nella Lega tra Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti.
 

Come si spiega lo scontro in atto nella Lega tra Salvini e Giorgetti?
"Non mi spiego niente, se non il fatto evidente che ormai Salvini sta perdendo colpi e, siccome c'è stato il taglio dei parlamentari, evidentemente qualcuno sta iniziando a farsi due conti".

Giorgetti stavolta è stato chiaro e attaccato su più fronti la linea del segretario...
"Che Giorgetti sia governativo non è una novità, lo è sempre stato. E' nella sua specificità".

Lei che è stato in Lega tantissimi anni, che ricordo ha di Giorgetti?
"Posso dire che l'unica volta che ha avuto un ruolo veramente politico è stato quando era segretario nazionale della Lega Lombarda. Fu una delle rare volte in cui si è messo in luce, perché Giorgetti non è uomo da luce e lavora sempre dietro le quinte".

In altre parole...
"Anche se non aveva la carica di responsabile economico, lo era di fatto all'epoca di Umberto Bossi. Era quello che ci capiva di più di economia, banche e aziende".

L'obiettivo di Giorgetti non è quindi diventare segretario...
"Non sta nelle sue corde fare il segretario federale della Lega. Mi spiace dirlo, ma non ha e capacità di far innamorare le masse".

Chi potrebbe essere il segretario di una nuova Lega centrista, draghiana e che magari, come vorrebbe Giorgetti, aderisce al Ppe?
"Fedriga sta uscendo in maniera molto forte. Anche se ormai molti stanno diventando non salviniani, anche se sono lì grazie a Salvini".

Appunto...
"Salvini ha fatto il suo tempo. Ha cambiato la ragione sociale della Lega, da partito federalista a movimento ultra-nazionalista e la gente queste cose non se le dimentica. Oggi Salvini paga lo scotto che di ultra-nazionalisti e di sovranisti ce ne sono tanti, a partire dalla buona Meloni. La Lega Salvini Premier non ha più il copyrigth del sovranismo e del nazionalismo come prima".

Tornando a Giorgetti?
"L'obiettivo è spostarsi al centro, essere un partito governativo e di sistema. Fedriga è già stato segretario del Friuli Venezia Giulia e potrebbe ricoprire un ruolo nazionale, ma come lui anche Zaia".

Chi sono gli uomini più vicini a Giorgetti?
"E' innegabile che Garavaglia sia un governativo e un uomo di Giorgetti".

E i salviniani?
"Crippa, Bolognini, Morelli e tutta la clac milanese come Iezzi".

I capigruppo?
"Romeo è sempre stato legatissimo a Salvini, ma anche Molinari è lì perché è stato scelto dal segretario".

E se cambia il segretario i salviniani che fanno? Passano con il nuovo leader?
"Non è un passaggio da facile da gestire. Non è la Lega Nord dove se anche Boni fosse diventato segretario federale non sarebbe cambiato niente. Il partito si chiama Lega Salvini Premier, come si fa? Ha una ragione sociale molto chiara, nemmeno Hitler aveva chiamato il suo partito nazional-socialista per Hitler Cancelliere. Credo che in tutto il mondo non ci siano casi simili, qui abbiamo l'identificazione del partito col segretario. Queste cose sono ovvie e in molti nella Lega iniziano a farsi qualche domanda".

Secondo lei Bossi sta con Giorgetti o con Salvini?
"Bossi è il padre nobile e nemmeno si pone questo problema. Lui è rimasto federalista e oggi ci sono tante forze politiche, compreso Grande Nord, che portano avanti la battaglia federalista, ma non ci sono le condizioni per riportare in auge la principale sfida del nostro Paese".