Lega, Giorgetti silura Salvini: "Scordati di fare il premier". Terremoto Lega

Lega, il piano di Giorgetti: Fedriga segretario e Zaia o se stesso premier. Inside

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Politica
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Una bomba. Una bomba politica che rischia di terremotare definitivamente la Lega. Nelle anticipazioni diffuse oggi dell'ultimo libro di Bruno Vespa, Giancarlo Giorgetti attacca a testa bassa e, pur usando il suo solito linguaggio ambiguo e ricco di metafore, manda un segnale pesantissimo al suo segretario: "Il problema non è Giorgetti, che una sua credibilità internazionale se l'era creata da tempo. Il problema è se Salvini vuole sposare una nuova linea o starne fuori. Questa scelta non è ancora avvenuta perché, secondo me, non ha ancora interpretato la parte fino in fondo. Matteo è abituato a essere un campione d'incassi nei film western. Io - prosegue il ministro leghista - gli ho proposto di essere attore non protagonista in un film drammatico candidato agli Oscar. E' difficile - ragiona il titolare dello Sviluppo economico - mettere nello stesso film Bud Spencer e Meryl Streep. E non so che cosa abbia deciso...".

A Vespa che gli fa notare he "intanto, pero', la Meloni continua a mordervi il fondo dei pantaloni", Giorgetti risponde così: "E' vero, ma i western stanno passando di moda. Secondo me, sono finiti con 'Balla coi lupi'. Adesso in America sono molto rivalutati gli indiani nativi". Il passaggio chiave del criptico GG (come chiamano nel Carroccio il vicesegretario federale), è questo: "Gli ho proposto di essere attore non protagonista in un film drammatico candidato agli Oscar". Traduzione: Salvini si scordi di diventare presidente del Consiglio e di andare a Palazzo Chigi. Giorgetti esce finalmente allo scoperto e, di fatto, silura l'ambizione da premier che sta proprio nel nome del suo partito che lo ha portato al governo con Mario Draghi, Lega Salvini Premier.

Sempre nel libro di Vespa, il ministro leghista continua nel suo affondo clamoroso: "Se vuole istituzionalizzarsi in modo definitivo, Salvini deve fare una scelta precisa. Capisco la gratitudine verso la Le Pen, che dieci anni fa lo accolse nel suo gruppo. Ma l'alleanza con l'AfD non ha una ragione. A chi gli chiede se "Salvini la svolta europeista l'ha fatta?", l'esponente leghista risponde dicendo: "E' un'incompiuta. Ha certamente cambiato linguaggio. Ma qualche volta dice alcune cose e ne fa altre. Può fare cose decisive e non le fa". Traduzione: Salvini non ha lo standing, soprattutto internazionale, per rappresentare l'Italia in Europa e nel mondo. Il cammino verso il Partito popolare europeo è ancora lento, osserva Vespa e Giorgetti risponde che "è un'ipotesi che regge se la Cdu non si sposta a sinistra. Armin Laschet, il candidato sconfitto alle elezioni, è un'espressione della nomenklatura del partito. C'è fermento, gli elettori chiedono una partecipazione dal basso, ci si aspetta che si guardi a destra più che a sinistra. La Cdu deve ricrearsi una natura liberale, moderata e conservatrice. Anche guardando al Partito popolare europeo".



Giorgetti ha in mente una Lega nel Ppe, annota ancora Vespa: "Perché io - è la risposta dell'esponente leghista - non ho bisogno di un nuovo posto. Io voglio portare la Lega in un altro posto. Non ci sono due linee. Al massimo, sensibilità diverse. Amando le metafore calcistiche (non lo aveva capito nessuno che Giorgetti parla sempre per metafore...) direi che in una squadra c'è chi è chiamato a fare gol e chi è chiamato a difendere. Io, per esempio, ho sempre amato Andrea Pirlo. Qualcuno deve segnare, qualcuno deve fare gli assist". Si torna anche sulla bocciatura anticipata dei candidati del Centrodestra alle Amministrative, in un'intervista "uscita così - spiega sempre Giorgetti - perché non avevamo rivisto le bozze. Ho ricevuto rimproveri e complimenti per cose che non sapevo di aver detto... E, comunque, sono cose che molti pensano e che nessuno dice". E infine, sempre nel ibro di Vespa 'Perché Mussolini rovinò l'Italia (e come Draghi la sta risanando)', in uscita il 4 novembre da Mondadori Rai Libri, Giorgetti afferma: "Lei mi chiede se io e Salvini riusciremo a mantenere un binario comune. Continueremo a lavorare così finché il treno del governo viaggia veloce, altrimenti rischiamo noi di finire su un binario morto".

Nella Lega faticano a credere alle parole del titolare dello Sviluppo economico. Leggendo le agenzie di stampa che stanno lanciando le dichiarazioni di GG, i salviniani doc commentano "ma davvero ha detto queste cose? Porca miseria! Non ci posso credere...". L'interpretazione più comune che danno a caldo nella Lega, fonti sia parlamentari sia sul territorio ex padano del Nord, è che Giorgetti punta a sostituire il segretario con una fiigura istituzionale e moderata come quella di Massimilano Fedriga, presidente della Regione Friuli Venezia e della Conferenza delle Regioni, nonché strenuo difensore dell'obbligo del Green Pass che, come il Pd e Forza Italia, ha dichiarato guerra ai manifestanti No Green Pass.

Mentre come candidato premier, dopo Draghi che potrebbe restare fino al 2023 o comunque guidare dal Quirinale un governo a guida Daneiel Franco ("Draghi potrebbe guidare il convoglio anche dal Quirinale", ha detto il titolare dello Sviluppo sempre nel libro di Vespa), Giorgetti avrebbe in mente l'altro Governatore moderato e filo-Ue della Lega, Luca Zaia. A meno che - è la lettura che danno dal Pd - Giorgetti non pensi proprio a se stesso per Palazzo Chigi, non tanto nel 2022 (se Draghi va al Colle), non avrebbe mai i voti del Pd, quanto dopo le elezioni nel 2023. Il passaggio che fa immaginare un'auto-candidatura a premier è questo: "Il problema non è Giorgetti, che una sua credibilità internazionale se l'era creata da tempo". La credibilità internazionale, insieme alla volontà di portare la Lega nel Ppe, sono proprio quelle caratteristiche che Giorgetti ha e Salvini no.

E il leader leghista? Ecco spiegata la frase chiave "gli ho proposto di essere attore non protagonista in un film drammatico candidato agli Oscar": può tranquillamente tornare, in caso di vittoria elettorale nel 2023, a fare il ministro dell'Interno. Appunto, "attore non protagonista". Ovvero si scordi Palazzo Chigi. Peccato che la Lega, che ha portato Giorgetti al governo, Zaia e Fedriga alla guida delle loro Regioni, si chiami oggi Lega Salvini Premier.