Lega da sola in Veneto? Meloni fa cadere il governo e si torna al voto. Il rumor che terremota la maggioranza

Zaia non molla, Carroccio pronto allo strappo alle Regionali

Di Alberto Maggi
Luca Zaia e Matteo Salvini (Lapresse)
Politica

Giorgia Meloni non lo perdonerà a Matteo Salvini ed è pronta a far cadere il governo


La Lega corre da sola alle prossime elezioni regionali in Veneto? Benissimo, ipotesi legittima e concreta (come ha scritto ieri Affaritaliani.it), ma Giorgia Meloni non lo perdonerà a Matteo Salvini ed è pronta a far cadere il governo, a dimettersi e a chiedere elezioni politiche anticipate. E' il clamoroso e dirompente rumor che circola insistentemente in Parlamento.

D'altronde Luca Zaia è stato chiarissimo sul no di Fratelli d'Italia e Forza Italia al terzo mandato per i presidenti di regione: "Il divieto del terzo mandato è un'anomalia tutta nostra. Non perdo sonni ma se questo è il mood allora deve valere per tutti. E' inaccettabile dire che si bloccano i mandati ad amministratori eletti direttamente dal popolo perché altrimenti si creano centri di potere. Ed è stucchevole che la lezione venga da bocche che da 30 anni sono sfamate dal Parlamento".

Ancora più esplicito il governatore ieri: "E' umano e comprensibile che ogni partito avvicinandosi alle elezioni accampi dei 'desiderata'. Che FdI, o FI, chiedano di aver parte in questa partita non lo trovo un reato di lesa maestà ma si tratta di capire il punto di caduta. Penso che noi abbiamo governato bene, ma se non sono d'accordo ce lo dicano che non l'abbiamo fatto, ma allora le strade si separeranno", ha detto Zaia, parlando della candidatura per le Regionali e del suo terzo mandato, a margine di un punto stampa organizzato a Venezia. "E' impensabile che arrivi qualcuno inamidato, calato dall'alto e dica 'sono io il candidato'. Questo creerebbe tensioni", ha aggiunto.

Una stoccata, quella di Zaia, non solo a molti parlamentari di Centrodestra e Centrosinistra ma anche a molti leghisti forse troppo (secondo il governatore veneto) filo-governativi. Matteo Salvini sa benissimo che la Liga Veneta, che non è la Lega in Veneto (e mai come in questo caso la forma non è sostanza e le parole contano moltissimo), vuole andare fino in fondo e far sentire forte e chiara la propria voce. E anche la recente elezione di Massimiliano Romeo a segretario della Lega in Lombardia è un altro segnale che il Carroccio, quello della base e non dei vertici romani, vuole tornare alle origini autonomiste, federaliste e regionaliste di Umberto Bossi.

La Liga Veneta non accetta assolutamente alcun compromesso: o il candidato alle Regionali in Veneto sarà del Carroccio o la "Liga" andrà da sola alle elezioni. Punto. Discorso chiuso. Non ci sono discussioni. Il candidato c'è già, se Zaia per legge non può ripresentarsi, ed è il sindaco di Treviso Mario Conte con una coalizione composta da Lega, lista Zaia e altre liste civiche autonomiste.

Altro che Legge di Bilancio, Ucraina o Trump, la politica interna e le prossime elezioni regionali sono la vera mina per la maggioranza. Una 'bomba' politica pronta ad esplodere e a far cadere l'esecutivo di Centrodestra. Fonti di Fratelli d'Italia spiegano ad Affaritaliani.it che se la Lega e Salvini facessero davvero lo strappo in Veneto salterebbe completamente la legge sull'autonomia regionale differenziata del ministro Roberto Calderoli e soprattutto salterebbe proprio il governo.

A quel punto, comunque finiscano le Regionali in Veneto, Meloni sarebbe pronta a chiedere a Sergio Mattarella nuove elezioni anticipate presentandosi alle urne solo con Forza Italia, Noi Moderati e forse un accordo, tutto ancora da costruire, con Italia Viva di Matteo Renzi, basato soprattutto sulla priorità condivisa della riforma del sistema giudiziario. Fatto sta che il Veneto non è una postilla, non è qualcosa da derubricare come affare secondario per la maggioranza di governo ma è davvero la mina che può far saltare l'esecutivo e far tornare il Paese rapidamente a elezioni politiche anticipate. Ovviamente stop definitivo alla riforma dell'autonomia regionale differenziata.

Ma non c'è solo questo scenario, perché - spiegano fonti parlamentari autorevoli - in caso di no (sicuro) di Meloni al terzo mandato per i presidenti di regione e soprattutto in caso di no della premier al candidato leghista in Veneto potrebbe essere lo stesso Salvini (con una sorta di Papeete bis) a far cadere l'esecutivo proprio per dimostrare ai suoi che non accetta compromessi e che ricompatta la base spinta dal nuovo vento del Nord, come dimostrano le parole di Zaia e l'elezione di Romeo a segretario della Lega in Lombardia.

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