Lega, Salvini capolista in tutta Italia. Europee, risposta a Meloni. Il piano
Europee, la premier vuole vincere crescendo rispetto alle Politiche ma non annientare gli alleati. Non le conviene (ecco perché)
Europee, il piano leghista da Nord a Sud per fronteggiare Meloni rinvigorita da Atreju
La metafora perfetta è quella del Palio di Siena, quando prima del via alla storica competizione i cavalli, nervosi, e i loro fantini studiano le mosse degli avversari. Stessa cosa sta accadendo in vista delle elezioni europee del 9 giugno 2024. Ora anche i giornaloni scrivono quello che Affaritaliani.it ha anticipato il 3 settembre di quest'anno: Giorgia Meloni sarà capolista in tutta Italia alle Europee. Ora ovviamente siamo sull'onda dell'entusiasmo mediatico per la manifestazione di Atreju, che ha avuto ampio spazio sui media e soprattutto sulle televisioni e sui tg.
Ma i sondaggi non sono brillantissimi per Fratelli d'Italia e anche la fiducia nella premier, secondo qualche istituto demoscopico, ha perso qualche punto rispetto alla scorsa primavera-estate. E' vero che con il discorso ad Atreju la presidente del Consiglio ha avuto uno scatto di orgoglio rinvigorendo il popolo di destra e certamente lo stretto legame con il leader della destra spagnola di Vox Santiago Abascal serve a contenere la competizione, sempre a destra, di Matteo Salvini che lo scorso 3 dicembre ha riunito tutti i partiti di Identità e Democrazia a Firenze.
La premier punta al 30%, anche se i sondaggi attuali danno FdI al 28-29, ma essendo appunto premier non può nemmeno calcare troppo la mano sulla contrapposizione all'Unione europea (che già si verrà fuori in modo plateale con il veto sul Patto di Stabilità, con il rinvio della ratifica del Mes sine die e con il no al bis di Ursula con dentro anche il gruppo del Pse), pena contraccolpi sul Pnrr, mentre Salvini ha certamente le mani più libere nel suo gioco euroscettico (pur avendo Giancarlo Giorgetti al Mef).
Ma la notizia che Affaritaliani.it è in grado di anticipare è che se Meloni davvero sarà capolista in tutta Italia alle Europee, il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture guiderà le liste della Lega in tutte le circoscrizioni, da Nord a Sud, Isole comprese. Una risposta quasi scontata, ovvia, ma che al momento nel Carroccio nessuno conferma o smentisce ufficialmente. Intanto la Lega, grazie a Claudio Durigon ha ottenuto un colpaccio e mezzo di grande peso (elettorale). L’europarlamentare di Forza Italia Aldo Patriciello avrebbe chiuso l’accordo e alle prossime elezioni europee dovrebbe correre in quota Lega, mentre si sta trattando anche con un altro azzurro, Angelo D’Agostino. Si tratta di due nomi - assicurano fonti del Carroccio - in grado di portare molti voti nelle circoscrizioni Centro e Sud.
Per Salvini resta il problema del malcontento al Nord, specialmente in Veneto, per un partito troppo sovranista e alleato in Europa con forze politiche centraliste come Afd e quella di Marine Le Pen. Ma qui c'è la carta del ministro Roberto Calderoli. Fonti leghiste assicurano che prima delle Europee ci saràà l'ok definitivo all'autonomia in almeno uno dei due rami del Parlamento (Senato) se non addirittura anche alla Camera. Una carta che il Carroccio potrà spendere sui territori ex padani per riconquistare quei voti persi verso FdI nel 2022 alle Politiche. FdI sa che non può far scherzi sull'autonomia se non vuole che la Lega si metta di traverso sul premierato.
Non solo, fonti qualificate di Fratelli d'Italia spiegano comunque che la premier non ha alcun interesse ad avere alleati troppo deboli nelle urne alle Europee. "Si aprirebbe un problema al governo, non è nel nostro interesse", spiegano da FdI. Meloni vuole certamente confermarsi primo partito, salire rispetto alle Politiche ma non annientare Lega e Forza Italia perché se uno o entrambi gli alleati di governo subissero un forte ridimensionamento si aprirebbe una fase di grande nervosismo nel governo e in Parlamento che metterebbe a serio rischio l'azione dell'esecutivo e il cammino delle riforme. Non solo l'elezione diretta del premier ma anche quella fondamentale della Giustizia.
Infatti in FdI non sono tanto preoccupati per laa Lega, che comunque dovrebbe fare il suo 10-11% salendo rispetto al 2022 (Salvini ambisce al 15%) quanto per Forza Italia che se dovesse crollare intorno o sotto il 5% potrebbe essere un serio problema per il governo. Meloni vuole vincere, certo, e sarà capolista, così come Salvini (e probabilmente anche Tajani per gli azzurri) ma non umiliare i suoi alleati per non avere conseguenze sull'esecutivo e sui provvedimenti chiave del governo.